La burocrazia peggio della peste suina blocca gli allevamenti e dimostra di essere ancora una volta il peggior nemico dell’agricoltura, rendendo inutili anche gli annunci politici. «Siamo costretti ad aprire i cancelli e liberare i nostri suini» affermano disperati gli allevatori davanti al trionfo della cieca burocrazia che da circa 20 giorni blocca i maiali in azienda vietando di varcare i cancelli nonostante le deroghe lo consentano anche dalle cosiddette zone rosse.
A pagarne le conseguenze gli allevamenti virtuosi, quelli che hanno tenuto in piedi il settore, che quasi temerariamente anche nei periodi più bui della peste suina e dei blocchi della movimentazione hanno creduto nella legalità, scontrandosi paradossalmente con chi gli avrebbe dovuti tutelare.
In pratica un sistema già iper burocratizzato che con le novità (dopo il via libera alle esportazioni arrivate da Bruxelles lo scorso 15 dicembre ma con alcune limitazioni in determinati territori) va in palla ed a pagarne le conseguenze sono come sempre gli allevatori. In questo caso quelli di suini in perfetta regola non riescono ad ottenere le autorizzazioni per portare gli animali al macello nonostante ci siano le deroghe ministeriali che consentono la movimentazione anche in ziona rossa dagli allevamenti regolari.
«Purtroppo io che ho sempre creduto con i fatti nella legalità portandone alta la bandiera mi ritrovo ad essere deriso da chi invece ha scelto un’altra strada perché continuo ad essere trattato alla loro stessa stregua ma a differenza loro ne pago care le conseguenze – afferma senza giri di parole Stefano Arzu, allevatore di Talana -, perché intanto i miei suini essendo alla luce del sole non possono essere macellati con il paradosso ulteriore che sarò anche costretto a pagare salate sanzioni perché andrò in sovrannumero, cioè avrò più capi di quelli consentiti alla mia azienda. È da anni che pago il fatto di essere in regola. Nonostante non sia stato mai riscontrato nella mia azienda un animale positivo, costantemente mi privano di vendere i suini prima per casi di positività in altri allevamenti e adesso che hanno anche liberalizzato le vendite fuori dalla Sardegna mi hanno recluso in una zona rossa e non sanno darmi risposte. Mi stanno costringendo ad aprire i cancelli e liberare i suini».
A Santa Maria Navarrese la situazione non cambia. «Da circa 20 giorni mi hanno praticamente sequestrato l’allevamento perché non posso ne vendere i lattonzoli al macello né tantomeno i maiali a vita – dice Simone Perino -. C’è un sistema in confusione incapace di darci delle risposte che a maggior ragione ignora anche le conseguenze che ci causano: animali non venduti che restano in azienda aumentando di conseguenza i costi di produzione. Mi costringono a campare animali che nel frattempo vanno fuori mercato. Inoltre proroghiamo i parti estivi delle scrofe compromettendomi anche la migliore stagione per le vendite, con anche il serio rischio di essere sanzionati per sovrannumero di capi».
«È una situazione insostenibile – dice il presidente di Coldiretti Nuoro Ogliastra Leonardo Salis -, in questo modo si condannano alla chiusura delle aziende virtuose che avremmo dovuto premiare per il lavoro ed il coraggio che hanno avuto salvando un intero comparto. Invece non si fa neppure l’ordinario costringendole in una delle peggiori crisi economiche ad ulteriori spese bloccando contemporaneamente le entrate. Serve chiarezza, il meccanismo si è inceppato ma nessuno si preoccupa di sbloccarlo. La burocrazia ha ormai preso il sopravento bloccando tutto il sistema, anche i pagamenti sono perennemente in ritardo».
«Chi paga le negligenze altrui è sempre l’anello debole, in questo caso gli allevatori – sottolinea il direttore di Coldiretti Nuoro Ogliastra Alessandro Serra -. Ci si accanisce con gli allevatori più martoriati da ormai 40 anni, quelli dei suini, che a parole a dicembre avrebbero dovuto esultare per il via libera finalmente ottenuto dall’Europa per l’esportazione dopo 11 anni consecutivi di embargo ma che invece dopo essere stati relegati in zona rossa, con la promessa di pari dignità grazie alle deroghe, oggi sono ancora una volta vittime delle burocrazia».