Ammonta a oltre 16 mila il numero delle vittime delle due violente scosse di terremoto di magnitudo 7.8 e 7.6 che lo scorso 6 febbraio hanno colpito la Turchia meridionale e la Siria settentrionale. Nello specifico, secondo quanto riferisce l’emittente panaraba “Al Arabiya”, 12.873 persone sono morte in Turchia e altre 3.500 in Siria, mentre i feriti sono pari ad almeno 63 mila nelle regioni turche e circa 5.000 in quelle siriane.
“Abbiamo vissuto uno dei più grandi disastri sismici della nostra storia. Sfortunatamente, siamo stati esposti a due terremoti senza precedenti in dieci province, uno dopo l’altro”, ha affermato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, in dichiarazioni rilasciate dalla provincia di Hatay, precisando che il sisma ha interessato un’area di circa 500 chilometri, che ospita 13,5 milioni di abitanti, e che gli edifici distrutti sono stati almeno 6.444. Nel frattempo, nella sola Hatay “stanno lavorando 21.200 tra soldati, gendarmi e polizia”, ha fatto sapere Erdogan.
La Turchia e la Siria sono state colpite lunedì 6 febbraio da due violentissime scosse di terremoto in quello che il presidente turco ha definito il più grave sisma dopo quello che colpì la provincia turca di Erzincan nel 1939.
La prima scossa di magnitudo 7.8 è stata registrata alle 4:17 ora locale (le 2:17 in Italia) e ha avuto come epicentro la cittadina di Pazarcik nella provincia turca di Kahramanmaras. Una seconda scossa di magnitudo 7.6 è stata registrata intorno alle 13:24 ora locale (le 11:24 in Italia) nel distretto di Elbistan, sempre nella provincia turca di Kahramanmaras. Secondo quanto riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani, almeno 58 tra villaggi e città sotto il controllo del governo di Damasco guidato dal presidente Bashar al Assad – tra cui Latakia, Hama e Aleppo – sono state colpiti dal sisma. Devastate anche le province di Afrin e Idlib controllate soprattutto dai gruppi di opposizione, che portano il totale degli abitati devastati dal sisma a 72. Come evidenziato dallo Sohr, l’elevato numero di vittime nei territori siriani è anche conseguenza dell’incapacità delle equipe di medici di salvare feriti, vista la carenza dell’attrezzatura di emergenza necessaria e di medicinali e il ritardo nei soccorsi. L’Osservatorio ha quindi chiesto agli attori internazionali di intervenire immediatamente per salvare i feriti e “far fronte al disastro umanitario”, mentre ha rivolto un appello alla Turchia, invitando le autorità ad accogliere feriti siriani e a inviare squadre mediche per le operazioni di soccorso.