Da tempo un profondo malumore si è insinuato tra i genitori dei giovani studenti delle Medie di Scano Montiferro in vista del loro trasferimento dallo storico caseggiato scolastico che dal Dopoguerra ospita le scuole elementari e medie, a quello del vicino centro planargese di Tresnuraghes.
Tutto nasce nell’ambito del progetto Iscol@, un progetto da svariati milioni di euro nato in seno alla giunta Pigliaru (e nel caso specifico appoggiato dalla locale Unione dei comuni che riunisce Tresnuraghes, Sennariolo, Sagama e Scano Montiferro), in virtù dei quali erano previsti l’avvio di opere di riqualificazione, manutenzione e ridimensionamento degli edifici scolastici e l’innovazione dell’offerta formativa, oltre all’acquisto di nuovi arredi e attrezzature. Una parte consistente del finanziamento era destinata ai comuni di Tresnuraghes e Scano Montiferro, e in parte cofinanziato dalle relative amministrazioni. E, parallelamente, sarebbero dovuti essere accorpati alcuni istituti, e questo è il punto, è arrivato il momento.
In queste ore, dopo che lo scorso 21 ottobre il Consiglio Comunale ha deliberato all’unanimità che, a partire dall’anno scolastico 2023/24, la Scuola Secondaria di Scano Montiferro chiuderà per essere ospitata nel Comune di Tresnuraghes, la posizione dei genitori di Scano, che iniziano a vedere all’orizzonte il trasloco forzato dei propri piccoli, inizia a farsi dura e determinata:
«È da diversi anni – spiega una loro folta rappresentanza – che si parla del Polo scolastico diffuso del Montiferru e della Planargia e noi sin da subito abbiamo espresso la nostra assoluta contrarietà al progetto, peraltro portato a conoscenza della popolazione a carte ormai firmate, che vorrebbe privare la nostra comunità del bene più prezioso, ossia la scuola. Non capiamo perché proprio Scano, che ha la popolazione scolastica più numerosa di tutto il circondario (18 alunni alla Materna Statale, 16 alla Paritaria, 61 alunni alla Primaria e 50 alla Secondaria di I Grado), debba privare i propri ragazzi del diritto di poter frequentare la Scuola Media in loco».
E non sono certo i numeri a mancare: gli alunni che frequentano attualmente la Scuola Secondaria di I grado sono 50 e anche nei prossimi anni la popolazione scolastica locale ci si auspica che continui a mantenere numeri in linea con quelli di tutti gli altri paesi che continuano a tenere aperte le proprie scuole e, comunque, alemno tali da non giustificare, fin da ora, un progetto di ridimensionamento che ha solo evidenti fini politici ed economici. «A riprova di questo – proseguono i genitori – siamo ormai a dicembre, a gennaio scadranno le iscrizioni e i termini per la richiesta di eventuali nulla osta e nessuno si è preoccupato di illustrare alle famiglie quale sarà concretamente l’offerta formativa del cosiddetto Polo, che in maniera molto fumosa, a chiacchiere, viene definita dai fautori di un progetto innovativo e “all’avanguardia”».
UNA FERITA PER L’INTERA COMUNITÀ – Insomma, i genitori di Scano non ci stanno a vedere morire la propria Scuola Secondaria di I Grado, consapevoli che la chiusura di una scuola è una ferita a morte inflitta a tutta la comunità. «Da un paio d’anni stiamo assistendo alla morte dei servizi essenziali, abbiamo anche perso la Facoltà di Ingegneria Informatica e, adesso, dovremmo piegare la testa e accettare supinamente di perdere la Scuola Media? Teniamo a precisare che la nostra azione è esclusivamente in difesa della Scuola e del diritto allo studio dei nostri figli. Non è una forma di discriminazione nei confronti della comunità di Tresnuraghes, che ci dovrebbe ospitare, e con la quale abbiamo da sempre ottimi rapporti di cordialità (da tempo diversi studenti del paese planargese frequentano nel plesso di Scano, così come molti ragazzi di Sennariolo e di Sagama), tantomeno una presa di posizione politica nei confronti dell’ Amministrazione guidata da Antonio Flore. Riteniamo, però, una follia spostare quotidianamente 50/60 alunni a Tresnuraghes, avendo in loco una scuola efficiente sia dal punto di vista strutturale che dal punto di vista didattico; si tratta, inoltre, di un inutile sperpero di denaro pubblico in un periodo in cui alle famiglie viene chiesto di economizzare su tutto. Siamo quindi determinati a difendere con tutti i mezzi la nostra Scuola Media e il diritto allo studio dei nostri ragazzi. Speriamo che i nostri Amministratori, nel frattempo, ci diano ascolto e facciano un passo indietro”.
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