Molte cose rendono la Sardegna un’isola particolare, differente da qualunque altro luogo e unica nel suo genere. Quasi tutti conoscono le sue spiagge e la fama del suo mare, ma sono sempre di più gli interessati a scoprire questa terra anche attraverso le sue tradizioni e gli aspetti più affascinanti della sua cultura. E proprio la stagione autunnale si presta benissimo a questo scopo, grazie ai numerosi eventi che animano i paesi delle zone centrali, nel cuore della Barbagia, e in cui è possibile assaggiare i prodotti tipici del luogo, assistendo a balli, canti popolari e giochi tradizionali.
Ciò che rende la morra un gioco affascinante e suggestivo è, senza ombra di dubbio, la sua rapidità di esecuzione, unita all’enfasi potente ed emotiva che i praticanti esercitano, coinvolgendo chiunque li osservi dall’esterno. Sembra infatti di assistere a un vero e proprio duello tra due o più giocatori che, mentre indicano rapidamente un numero con la mano, devono gridare in sardo la somma dei numeri puntati da tutti i partecipanti; vince ovviamente chi indovina, in un connubio tra rapidità, strategia e intuizione, che risulta oltremodo travolgente.
Se dovessimo fare un raffronto tra la morra sarda e altri giochi che richiedono tattica, memoria e strategia, potremmo dire che ha in sé qualcosa dei dadi, in cui è necessario indovinare la somma dei numeri che uscirà dal lancio, oppure del blackjack senza hole card, dove conta sia la somma che la capacità di fermarsi al momento giusto. Attività, dunque, in cui intuito e tempismo sono imprescindibili e si acquisiscono soltanto con l’esperienza; ma, soprattutto, discipline che richiedono indubbiamente una conoscenza impeccabile del gioco e, allo stesso tempo, anche una certa fortuna: l’esito infatti non dipende esclusivamente dalla bravura del giocatore.
La vittoria, nella morra sarda, viene assegnata a chi raggiunge un determinato punteggio, che solitamente è sedici; il compito di decretare il vincitore spetta all’arbitro o moderatore della gara, chiamato “contadòre”, che ha anche il difficile incarico di punire chi tenta di barare, buttando giù il braccio all’ultimo secondo: perché una gara di morra sia svolta correttamente, infatti, è necessario che ci sia completa simultaneità nelle puntate dei numeri e nel grido della somma. Le regole del gioco sono semplici, ma richiedono un’applicazione ferrea, che spesso porta a e contestazioni che hanno reso la figura dell’arbitro assolutamente imprescindibile.
Insomma, non è certamente privo di pathos, questo gioco tanto antico quanto amato, che venne addirittura messo al bando e vietato dal regime fascista. E in effetti, come dicevamo, le similitudini non mancano: il blackjack e i dadi sono probabilmente i due giochi da casinò che più richiamano, nelle regole e nei gesti, la morra sarda. C’è tutto: il lancio, le puntate, i numeri, la somma da indovinare, il tempo in cui fermarsi, il punteggio da raggiungere. Un mix adrenalinico di fortuna, tattica, intuito e bravura, che determina il vincitore finale. Tutti possono giocare a morra, a patto di conoscere i numeri in sardo (almeno da uno a dieci), ma sono pochi quelli che riescono a ottenere risultati eclatanti, frutto di anni di esperienza, pratica costante e, indubbiamente, un pizzico di fortuna.
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