A Macomer si manifesta per una Sanità migliore e per dire no al declassamento del reparto Dialisi

ASe ancora ce ne fosse bisogno la manifestazione che si è svolta ieri a Macomer, presso il poliambulatorio, che ha visto la partecipazione di un migliaio di persone, tra cui gli studenti del liceo, ha dato chiaramente il senso del disagio e, soprattutto della rabbia, per la situazione sanitaria nella zona, e non solo. Accanto al Comitato per la difesa della Sanità nel Marghine, che ha organizzato la manifestazione, c’erano i comitati di Ghilarza e di Oristano, a dimostrazione che i problemi della sanità accomunano i territori della Sardegna centrale, contribuendo allo spopolamento della zona. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la minaccia del declassamento del reparto dialisi, ( anche se la ASL non lo chiama reparto), in CAL, ovvero in una struttura dove non c’è medico, ma i pazienti vengono seguiti da un infermiere dopo una valutazione del caso. Un declassamento grave considerato che a fare la dialisi vengono a Macomer pazienti anche da lontano.

Presenti alla manifestazione diversi sindaci della zona e l’Associazione Nino Carrus. Nell’intervento di una dializzata la preoccupazione di chi vede allontanarsi la possibilità di svolgere la cura in maniera tranquilla . Nell’intervento del presidente del Comitato, tutta la preoccupazione per una situazione che, dice Francesco Nieddu: «È diventata drammatica e non si vede una soluzione».

Questa è l’ultima tappa di un processo  che ha visto, via via, il declassamento ddi diversi reparti e servizi. Non meno grave la mancanza dei medici di famiglia che vede molti cittadini senza assistenza e la mancanza dei pediatri questa volta per i bambini. L’intervento dei rappresentanti dei comitati di Ghilarza e di Oristano ha sottolineato come la situazione non sia più felice da altre parti, per un motivo o per l’altro.  È stato sottolineato come nell’Isola  la situazione non sia equamente ripartita. Ad esempio ci si chiede perché a Cagliari ci siano 24 nefrologi e invece, in questa zona, si fa fatica a trovarne uno.

La convinzione è che i meccanismi che regolano la distribuzione dei medici andrebbero rivisti, così come il numero chiuso nella iscrizione alla facoltà di Medicina, ma sono tutte cose che andavano programmate molti anni fa. Nel frattempo qualcuno invoca dei provvedimenti straordinari, non ultimo, come sta avvenendo altrove, il ricorso di medici provenienti dall’estero.

Pier Gavino Vacca

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Sonia