Non riusciamo più ad andare avanti, stiamo pagando bollette quadruplicate. Ne risentono i cittadini e lavoratori, che prima o poi verranno licenziati dalle aziende costrette a chiudere”.
È il grido di dolore dei rappresentanti dell’Usb – tra loro molti pensionati – che questa mattina si sono dati appuntamento nel centro di Cagliari, sotto il palazzo dell’Enel e dell’Inps, per protestare contro il caro-bollette e denunciare le speculazioni delle multinazionali. I rappresentanti dell’Unione sindacale di base riportano una situazione drammatica per molte famiglie sarde.
I manifestanti nei loro volantini chiaro e tondo scrivono: «Non vogliamo pagare la crisi e le vostre guerre, serve un aumento dei salari e pensioni, secondo i dati ISTAT in Sardegna il prezzo dei beni alimentari è cresciuto dell’11,2%, ogni famiglia sarà costretta a spendere mediamente 780 all’anno- Secondo l’Istat le voci legate all’abitazione (energia, riscaldamento, acqua, ecc.), hanno avuto un incremento del 26%. Anche Abbanoa ha annunciato imminenti rincari. È insostenibile”».
Le bollette in mano ed esposte sui cartelloni, a sottolineare il peso di quelle cifre sui bilanci di una famiglia che non può permettersi i rincari.
La ricetta, secondo la Usb, passa per due strade: «Serve una soglia, per tutte le famiglie, sotto la quale non si paghi l’energia elettrica, perché si tratta di un bene di prima necessità e non ne se ne può fare a meno, oltre la soglia si dovrebbe poi pagare un prezzo controllato. Oggi non ci sono controlli e, complice la guerra in Ucraina, si sta speculando». L’altra strada passa per i tribunali. La Usb Confederale ha presentato in molte città, tra le quali Cagliari, un esposto in Procura per denunciare: «tutte le condotte poste in essere dalle società che commerciano gas, energia elettrica e prodotti petroliferi ai danni della collettività nel silenzio più assordante di enti e ministeri preposti al controllo che dovrebbero intervenire – spiegano i promotori -. Con la denuncia si chiedono anche spiegazioni sulle speculazioni di chi giustifica l’aumento dei prezzi sulla base della chiusura dei rubinetti russi».
F.Nieddu