Avete presente l’Isola delle Rose? Quella piattaforma sul Mare Adriatico, al largo della costa tra Rimini e Bellaria-Igea Marina (situata a circa 500 metri al di fuori delle acque territoriali italiane), che nel 1968 si autoproclamò Stato indipendente e che mise in difficoltà il Governo di allora? Ecco, al largo della Sardegna potrebbe nascere la stessa idea utopica che Giorgio Rosa creò alla fine degli anni ’50 per la sua isola delle Rose. Questa volta ad opera di Aldo Francesco III, al secolo Aldo Poncini, un sindacalista e investigatore privato piemontese che ha deciso di creare una nuova isola dal nome Atlantida nelle acque internazionali che separano l’isola sarda dalle Baleari. Questa volta però non si tratta di portare avanti un’ideologia libertina come fece Giorgio Rosa ma probabilmente, più che altro, un luogo al di fuori di ogni diritto internazionale e interno dove realizzare principalmente un casinò. Sarà così uno…stato-casinò.
Il progetto di Atlantida
“Il Principato di Atlantida sorgerà in acque internazionali su un paio di navi che abbiamo già individuato. Ci sono aziende legate al gioco, di cui non posso fare il nome, pronte a investire milioni. Stiamo finalizzando i contratti. Che ci guadagnano? Avranno la possibilità di creare navi casinò senza pagare le tasse. Ma vogliamo attirare anche enti di ricerca per allestire laboratori medici galleggianti”. Questa la spiegazione di Aldo Poncini, o Aldo Francesco III se preferite, sulla volontà di costituire un nuovo stato indipendente. Una sorta di area free per chiunque voglia collocarsi. In realtà non è proprio così, le norme di diritto internazionale sono molto diverse rispetto agli anni ’70 quando si sceglieva di avviare attività sulle navi per sfuggire al Diritto degli Stati (esempio lampante è Radio Caroline, una delle prime radio pirata inglesi il cui fondatore, Ronan O’Rahilly installò antenne e armamentari su una nave per trasmettere fuori dalla giurisdizione inglese). Ma Poncini sembra aver rincarato la dose affermando “altre 28 micronazioni sostengono Atlantida”. In realtà queste altro non sono che piccoli gruppi di persone con velleità secessioniste come improvvisati ordini di ispirazione templare, fattorie autarchiche dell’America rurale o sedicenti secessionisti romeni. Poncini sembra determinato ma sarà tutto da vedere.
Perché non ci sono casinò in Sardegna?
La Sardegna è una delle regioni in cui più ha attecchito il gioco sia nelle sale fisiche che nell’online, ma anche attraverso le slot machine e le lotterie istantanee. Solo in Sardegna, infatti, si registra circa un miliardo e mezzo di euro annui spesi. Finora, infatti, i Sardi per giocare hanno avuto la possibilità di farlo solo grazie all’importante numero di casinò online autorizzati Aams presenti sul mercato, i quali consentono di utilizzare diversi tipi di promozioni come un codice bonus Pokerstars, valido sia per i nuovi iscritti sia per chi ha già un account su questo portale. Grandi numeri che farebbero pensare a un terreno fertile per la costruzione di un casinò che sull’isola non è mai esistito. D’altronde ci sarebbe anche la costa Nord che, soprattutto d’estate, diventa meta del turismo di super lusso nella zona della Costa Smeralda che vede il suo centro nevralgico nel Comune di Porto Cervo. Questo sarebbe probabilmente il punto giusto per un investimento del genere. Nonostante però negli anni ci siano stati vari tentativi di investire in questo senso, non c’è mai stato un vero progetto e la discussione resta ancora aperta. Perché? C’è una certa resistenza a quest’idea probabilmente per legittimi dubbi sull’effettivo rientro economico da parte dell’eventuale investitore, da una parte, ma anche per una questione culturale, dall’altra. Si teme, in particolare, che la presenza di un casinò possa andare a intaccare economicamente un territorio, quello dell’intera regione, caratterizzato da un reddito non altissimo dove l’esperienza del maxi lusso è limitata solo a una stagionalità e in una zona ben specifica del territorio che non porta benefici all’intera isola.
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