L’operaio Antonio Masia trovato morto il 25 luglio scorso nello stabilimento del trattamento rifiuti Gesam di Sassari sarebbe stato ucciso da un mezzo meccanico e non è deceduto per un malore, il suo corpo sarebbe poi stato occultato e ritrovato qualche ora dopo dai colleghi, dopo che la moglie del lavoratore aveva telefonato preoccupata per il mancato rientro del marito (APPROFONDISCI).
La Procura della Repubblica di Sassari ha iscritto una persona nel registro degli indagati, a seguito della ricostruzione e delle indagini svolte dalla Squadra Mobile della Questura di Sassari,, dopo l’esito dell’autopsia, la morte è avvenuta il 25 luglio, il 6 agosto gli inquirenti hanno sequestrato i telefoni cellulari di tutti i dipendenti che lavoravano nello stabilimento della Gesam, sempre in questa azienda successivamente si scatenò un incendio doloso che distrusse la struttura, i vigili del fuoco di Sassari vennero impegnati per vari giorni nello spegnimento.
In questa occasione la Procura aveva delegato i Carabinieri del Noe per svolgere gli accertamenti e verificare se questo incedio avesse collegamenti con la morte dell’operaio. A seguito dell’autopsia la Squasdra Mobile dopo aver interrogato tutti i dipendenti presenti nello stabilimanto il giorno della morte di Masia, unitamente agli accertamenti svolti dello SPRESAL, ha raccolto tutti gli elementi che hanno permesso di accertare che la morte del Masia non è stata causata da un malore ma da un mezzo operatore.
Ulteriori accertamenti sono stati svolti il 2 settembre sempre nell’azienda dai carabinieri del NOE e dai Vigili del Fuoco. La morte dell’operaio aveva destato molta indignazione e rabbia non solo nell’ambiente di lavoro ma fra tutte le persone che lo conoscevano, anche l’USB Sardegna con un documento aveva rimarcato l’attenzione sulle misure di prevenzioni degli infortuni nei luoghi di lavoro, sui ritmi e carichi di lavoro.
F.Nieddu