“Il CPR di Macomer, come tutti gli altri, dev’essere chiuso”: l’appello di LasciateciEntrare

Franceschino Nieddu

“Il CPR di Macomer, come tutti gli altri, dev’essere chiuso”: l’appello di LasciateciEntrare

martedì 23 Agosto 2022 - 09:28
“Il CPR di Macomer, come tutti gli altri, dev’essere chiuso”: l’appello di LasciateciEntrare

Manifestazione per la chiusura dei CPR

“Caldo infernale, un litro di acqua a temperatura ambiente (quindi a 40° e non sufficiente per affrontare le temperature di questa estate) è quello che hanno persone che non dovrebbero stare in un CPR e non riescono a far valere i propri diritti. Ci raccontano di scarsa igiene negli alloggi e nei bagni, vari tentativi di suicidio e autolesionismo“. Cosi inizia un documento diffuso tramite i social e con email da LascateciEntrare sulle condizioni del CPR di Macomer.

“Ci sono cittadini algerini arrivati con gli sbarchi (autonomi) in Sardegna, che non capiscono il motivo per cui si trovano in una prigione, pur non avendo commesso alcun reato, si trovano private della libertà per 4 mesi e nonostante le loro richieste non saranno rimpatriati, perché il loro paese di origine notoriamente non è abbastanza collaborativo. C’è chi per lo stress ha perso 15 chili e tutti i capelli mentre altri – secondo quanto ci hanno raccontato – hanno ricevuto colpi di manganello, per aver protestato. A luglio c’è stato uno sciopero della fame, altri stranieri periodicamente lo fanno da soli. Non si tratta di situazioni eccezionali, sono normali condizioni di vita nei CPR».

Rompiamo il silenzio, chiudiamo i CPR

Rompiamo il silenzio, chiudiamo i CPR

“I CPR non possono essere migliorati o umanizzati, la loro funzione è quella di privare della libertà  e dei loro diritti gli stranieri ‘non graditi’ – prosegue il documento – si tratta di persone emarginate dalle stesse norme che gli impediscono di vivere in Europa in maniera regolare. le somme ingenti che vengono spese per mantenere strutture inutili e repressive, potrebbero essere utilizzate a sostegno di una vera accoglienza. Questo è possibile solo – conclude il documento – se si abbattono gli ostacoli (normativi o dettati dalle discrezionalità delle prassi), che non consentono a persone provenienti da diverse parti del mondo di stabilirsi nel luogo prescelto e poter percorrere dignitosamente la propria strada».

F.Nieddu

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