Ogni anno in estate (ma non solo) in Sardegna si svolgono le feste paesane e durante le relative processioni vengono sparati dei grossi petardi.
Da tempo questa usanza divide coloro che vi si oppongono sostenendo che il loro un frastuono provochi spavento e disagio nelle persone più sensibili o in coloro che hanno alterazioni sensoriali (ad esempio gli autistici) o negli stessi animali, da quanti invece continuano a essere attaccati agli usi atavici ribadendo che “Le tradizioni non si toccano”.
Prendendo spunto da quanto accade nel proprio paese, Tortolì, in occasione delle celebrazioni in onore di San Salvatore, San Lussorio e San Gemiliano, Maurizio Cheri si è fatto portavoce del primo schieramento, cioè di quanti si oppongono allo sparo dei cosiddetti “cuettus”: «A noi pare che le tradizioni debbano andare al passo coi tempi – spiega Maurizio – e che quando salta fuori la consapevolezza che alcune pratiche non sono più utili e soprattutto, creano dolore e disagi, sia giunta l’ora di abbandonarle. Dopo essermi scontrato duramente coi miei concittadini, ho quindi deciso di tentare un’azione risolutiva creando una petizione online, diretta all’amministrazione di Tortolì ed alla Diocesi di Lanusei, in modo che le il pensiero condiviso di chi dissente da questo tipo di pratiche possa arrivare direttamente con chi può prendere provvedimenti in merito. E inoltre essere da esempio con chi vuole far sentire la propria voce riguardo a situazioni simili».
Questo il link per partecipare alla petizione: https://www.change.org/Sìaifesteggiamentinoaibotti