Il Carnevale di Bosa è uno dei carnevali storici nazionali. Il riconoscimento è avvenuto, da parte del Ministero della Cultura, in accordo con quello dell’Economia e Finanze, che aveva emanato un bando per il finanziamento dei Carnevali Storici.
Quello di Bosa si è classificato al 40° posto, con 69 punti, ed un finanziamento di 17.669 euro, in una graduatoria nazionale che vede al primo posto nientemeno che la Sartiglia di Oristano, con 94 punti, prima ancora di Carnevali notissimi come quello di Viareggio o di Venezia. Per la cronaca nella graduatoria figurano anche i carnevali di Tempio al 12° posto e Santulussurgiu al 34°. Il finanziamento è stato incluso nel Fondo unico per lo spettacolo che ha finanziato 53 carnevali. Ora l’Amministrazione comunale sta elaborando un progetto, da presentare alla Regione Sardegna, per complessivi 50.000 euro.
Intanto, tra non molto, si terrà un’altra edizione estiva del carnevale, una manifestazione prettamente turistica, che non ha il pathos di quella tradizionale.
Il Carnevale di Bosa, quasi un rito, che vede, da sempre, impegnati i bosani, di qualsiasi classe sociale, con uno spirito teatrale insito nell’animo degli abitanti. Lo svolgimento vede varie fasi: da quella preliminare del “Gioggia laldagiolu”, nel giovedì precedente, allegra sfilata per la ricerca dell’occorrente per un banchetto. Seguono poi le sfilate di gruppi e carri, nella domenica appresso, le sceneggiate in piazza dove si castigano i costumi. Il clou è il martedì con due fasi distinte: al mattino “s’Attitidu” ovvero il pianto di donne in nero su una pupattola smembrata, alla sera ricerca, con vesti bianche, di un misterioso personaggio chiamato “Giolzi”, entrambe manifestazioni legate ad antichi riti di morte e rinascita della natura.
Pier Gavino Vacca