Deposito unico nazionale di scorie radioattive: la Sardegna rimane nella rosa della prima scelta

Franceschino Nieddu

Deposito unico nazionale di scorie radioattive: la Sardegna rimane nella rosa della prima scelta

lunedì 25 Luglio 2022 - 11:17
Deposito unico nazionale di scorie radioattive: la Sardegna rimane nella rosa della prima scelta

Il 19 luglio scorso il governo con un decreto ha nominato il prefetto Fiamma Spena commissario e Giuseppe Maresca e Angela Bracco  legati rispettivamente al PD e  al M5 s vice commissari  della Sogin.

La Sogin è la società istituita nel 1999 per smaltire i rifiuti nucleari italiani  ed ha espresso parere favorevole perché la Sardegna   ospiti il deposito unico nazionale di scorie nucleari.   A questi commissari come è scritto nel decreto governativo spetta: “ogni potere di gestione e di amministrazione della società, ordinario e straordinario, inclusi i poteri di riorganizzazione, nonché la più ampia capacità di agire in nome e per conto della società, anche in qualità di parte di atti e rapporti giuridici”.

E come riporta il quotidiano il Giornale con questo nuovo assetto commissariale la Sogin ha deciso un mini risiko di poltrone: “Che stranamente coinvolge due manager legati a Pd e M5s, finiti nel mirino della Procura di Roma che indaga assieme alla Guardia di Finanza sulla proroga di un affidamento senza gara a una società slovacca, la Javys, e sul misterioso licenziamento di alcuni manager che si erano opposti”.

Entro il 2019 erano previsti gli obiettivi di smantellamento degli impianti e il decommissioning dei rifiuti radioattivi (con l’aiuto del Noe) e soprattutto come e dove realizzare il Deposito nazionale – come riporta il quotidiano nazionale.

Tutto questo se va bene verrà realizzato entro il 2030 e costerà 900 milioni di euro, che si aggiungono agli 8 miliardi già spesi quasi a vuoto. Torino, Alessandria, la zona di Viterbo e la Sardegna sono in pole position tra le aree potenzialmente idonee a ospitare i circa 95mila metri cubi di rifiuti radioattivi (di cui 17mila a media e alta intensità) tra scarti della filiera atomica e scorie farmaco-industriali. A decidere sarà il prossimo ministro della Transizione ecologica, nel dicembre del 2023, dovrebbe garantire la sicurezza per 300 anni.

Non è da escludere che anche in Sardegna ripartano le mobilitazioni per avere maggiori garanzie e certezze che la nostra isola venga esclusa definitivamente da questa scelta.

F.Nieddu

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