Dopo Il giorno del giudizio di Salvatore Satta, Toni Servillo ritorna in Sardegna per un nuovo incontro con la cultura e la letteratura di Nuoro e dell’Isola.
Il 9 luglio alle 20,00 in prima nazionale, l’attore “legge Grazia Deledda” per la 40° edizione de La Notte dei Poeti del Cedac, dopo l’anteprima l’8 luglio alle 21.30 al Nuraghe Albucciu di Arzachena per un evento firmato sempre Cedac con Deamater. Due date già sold out. La prima in uno scenario tra cielo e mare, ovvero il Teatro Romano di Nora, nel comune di Pula, località balneare turistica sulla costa sud ovest della Sardegna, dove risuoneranno le parole tratte da Le due giustizie, Il pastorello e La fanciulla di Ottana.
«Non uno spettacolo ma una lettura appassionata di novelle di Grazia Deledda» spiega l’attore e regista partenopeo, recentemente protagonista sul grande schermo di Qui rido io di Martone, È stata la mano di Dio di Sorrentino ed Esterno notte di Bellocchio, ma anche di Ariaferma di Leonardo Di Costanzo girato in Sardegna nell’ex carcere sassarese di San Sebastiano.
«Io da non sardo sono onorato – confessa Servillo – di poter testimoniare ai sardi la grandezza di questa scrittrice che ha letto il mondo attraverso gli occhi della Sardegna. Il mondo della letteratura deve tanto a Grazia Deledda». Nell’evocarne la figura, l’attore cita la definizione che l’artista dà di se stessa nel discorso per la consegna del Premio Nobel: “Ho visto l’alba e il tramonto, il sorgere della luna nell’immensa solitudine delle montagne, ho ascoltato i canti, le musiche tradizionali e le fiabe e i discorsi del popolo. E così si è formata la mia arte, come una canzone, o un motivo che sgorga spontaneo dalle labbra di un poeta primitivo”. «Con queste parole la scrittrice offre quella immagine di una Sardegna mitica e magica che ci continua a incantare – osserva ancora Servillo. Le celebrazioni per i 40 anni de La Notte dei Poeti si intrecciano con i 150 dalla nascita dell’autrice di Elias Portolu, L’edera, L’incendio nell’oliveto, Cenere, da cui fu tratto il film interpretato da Eleonora Duse, ma soprattutto Canne al vento, che è stato uno dei tre romanzi, insieme a La luna e i falò di Cesare Pavese e Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, che andai a scovare ragazzino nella biblioteca di un mio cugino, per vincere la noia di una vacanza e accesero in me la passione per la lettura», svela l’attore napoletano. Lui si mette in gioco, provando a sintetizzare personaggi della Deledda in «tre aggettivi: innocenti e primitivi, dotati di una primitiva innocenza e magici». E invita il pubblico a un ascolto attento della lettura ad alta voce, veicolo, dice, «per affrancarsi almeno per una sera dal bombardamento delle immagini».