Sono stati assolti “perché il fatto non sussiste″. Dopo 12 anni 5 imputati sono stati assolti dal Tribunale di Nuoro dall’accusa di spaccio e detenzione di droga: la sentenza mette fine a un incubo per gli imputati e i loro familiari.
Soddisfazione è stata espressa dagli avvocati Antonello Cao e Rinaldo Lai e dagli altri legali della Difesa Sonia Balloi, Giovanni Colli e Paolo Tuffu. Gli imputati erano accusati di aver procurato, acquistato e detenuto quantitativi non ben definiti di droga (cocaina e hascisc) che acquistavano nel “mercato cagliaritano″ per poi rivenderli nei circuiti di Nuoro.
Un’inchiesta iniziata nel 2011 e sostanzialmente basata su intercettazioni telefoniche e ambientali.
Il pm Ilaria Bradamanate, ha ribadito le accuse chiedendo la condanna degli imputati a pene da 2 a 6 anni e l’assoluzione per uno. Un processo- secondo la Difesa- dove solo le intercettazioni sono state fonti di prova e il castello accusatorio si basava solo ed esclusivamente sulle conversazioni captate dagli inquirenti.
«I miei due assistiti non hanno mai parlato di acquisto o cessione di stupefacenti, non si può negare che qualcuno di loro abbiano fatto uso di sostanze stupefacenti, ma questo non deve far ritenere che i due acquistassero droga in variati quantitativi, la detenessero per poi rivenderla e incassare varie somme di denaro, ribadire questo non è coretto» ha precisato Cao: «L’unica prova si basava su 0,5 grammi di hashish e 0,3 grammi di cocaina sequestrati ad un ragazzo che, sentito dagli inquirenti ha fatto il nome di uno dei miei assistiti, versione poi ritrattata in aula dove ha sostenuto di aver mentito ai Carabinieri. Quel quantitativo di stupefacente non è stato mai analizzato tecnicamente e nessuno dei testimoni ha mai detto in aula di aver visto i miei assistiti vendere o spacciare droga».
Nel corso dell’interrogatorio in udienza uno degli imputati ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Trovo la vicenda alquanto ingiusta. Mi hanno sottoposto a perquisizioni nella macchina e a casa, mio fratello ha perso il lavoro vedendo le forze dell’ordine a casa, non mi hanno mai trovato nulla a me piace lavorare, ho realizzato un orto per poter fare qualche quattrino per vivere. Una cosa voglio sapere: come e quando si concluderà questa vicenda, non ci sono state prove contro di me e mio fratello. L’incubo, l’ansia, lo stress di questa vicenda giudiziaria, lasciano il segno e non fanno per niente bene». Un altro degli imputati assolti sempre in Tribunale ha affermato: «Lavoravo in un impresa edile, a forza di vedere le Forze dell’ordine a casa il mio principale mi ha licenziato. Non conosco queste persone mi sono ritrovato in mezzo alla vicenda e non so nemmeno io il perché».
È questo ciò che è avvenuto anche in altri casi giudiziari, che si concludono dopo anni con sentenza anche in fase di istruttoria pre-dibatimentale con il verdetto “Assolti per non aver commesso il fatto o perché il fatto non sussiste″ anche dopo che l’imputato ha trascorso periodi di carcerazione preventiva. Questo è uno dei tanti motivi che ci devono far riflettere sulle lungaggini delle istruttorie e dei processi.
F.Nieddu