Le misure del decreto “taglia prezzi” ammontano complessivamente a «4,4 miliardi che si aggiungo ai 16 spesi negli ultimi sei mesi». È quanto ha annunciato nella conferenza stampa di ieri, il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Il periodo di emergenza sul fronte energetico, «specie se durerà tanto, richiederà una rivisitazione, che sta già avvenendo, a tutto tondo” del nostro sistema, ha detto e aggiungendo che “i programmi di investimento nelle rinnovabili subiranno un’accelerazione». Fino a fine aprile, ha spiegato il capo dell’esecutivo, “il prezzo alla pompa di benzina e gasolio sarà ridotto di 25 centesimi al litro”.
Con il provvedimento approvato, ha voluto sottolineare Draghi, «aiutiamo le famiglie e le imprese a sostenere i rincari dell’energia con particolare attenzione alle famiglie più bisognose e le filiere più esposte» ha detto precisando che «il provvedimento ha trovato unanime sostegno». Le risorse per iniziare il decreto taglia prezzi in “gran parte non sono finanziate dal bilancio pubblico ma dalle aziende del comparto energetico: tassiamo una parte degli straordinari profitti che i produttori stanno facendo e redistribuiamo queste risorse a famiglie e imprese» ha chiarito. «Esamineremo e valuteremo l’andamento del mercato e poi decideremo ma intanto è importante superare questo momento di grande volatilità» sui prezzi delle materie prime energetiche, ha detto. Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha chiarito che «esigenza in questo momento è assicurare, con la difficoltà di reperimento delle materie prime e incertezza sui mercati, che il nostro sistema delle imprese sopravviva e continui a lavorare».
Obiettivo dell’esecutivo con la misura odierna è anche quello di migliorare “lo strumento del Golden power”. Il decreto «interviene rafforzando alcuni presidi riguardanti la sicurezza del sistema produttivo e interviene in particolare sulla disciplina del Golden power per proteggere gli asset strategici del Paese» ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli. «L’esigenza di intervenire è data da alcuni numeri: nel 2016 le operazioni notificate erano state 16 e 460 nel 2021», ha chiarito ricordando che con il decreto “mettiamo a regime alcune normative”.
A proposito di difesa, Draghi ha spiegato che “la determinazione è a portare al 2 per cento” il budget italiano. Ma questi investimenti “sono impensabili se dovessero gravare solo sui bilanci nazionali” e quindi la risposta “deve essere europea”. Ma il vero problema nel campo di una difesa europea comune è “quello del coordinamento”.