Nuoro. Il premio FIDAPA 2022 alla 102enne Sara Cara Moncelsi

Il 26 gennaio 2022 ha compiuto 102 anni  (APPROFONDISCI) e oggi la maestra (nel cuore prima di tutto che di professione) Sara Cara in Moncelsi è tornata nella sua scuola:  l’istituto Ferdinando Podda di Nuoro per ricevere il premio di donna dell’anno 2022 dall’associazione FIDAPA.

Una vita intensa quella della signora Sara che oggi, a mente lucidissima, ha ringraziato tutti per questo riconoscimento e specialmente l’augurio che ha fatto è quello che tutti noi ritroviamo la pace e la serenità dopo due anni durissimi a causa della pandemia e oggi per colpa della guerra.

In queste parole scritte dalla figlia Marina Moncelsi, docente e storica contemporanea c’è la sintesi della vita della signora Sara, piena di avventure e emozioni ma anche di momenti drammatici come la morte di un figlio e la perdita del marito, però con la speranza che la vita è un bene meraviglioso che bisogna sempre preservare.

E così, nel 1928, sono venuta a Nuoro per frequentare la seconda elementare, ma mio fratello mi tenne in casa a badare al figlio piccolo. Però l’anno successivo mi mandò a scuola, e a fine anno la maestra Monagheddu mi fece avere la borsa di studio: 25 lire del Banco di Napoli. Con quei soldi mamma mi comprò le scarpe e quaderni e penne; erano tanti per gente povera come noi, forse anche zucchero e caffè ci uscirono da quelle 25 lire.

La prima metà della 2^ elementare frequentai al vecchio convento, poi ci trasferirono nel nuovo edificio del “Podda”. Le classi successive le feci con la maestra Mariangela Maccioni, e anche lei mi segnalò tra i più bravi, però a quel punto anziché soldi davano medaglie. Beh, meglio di niente, la ricevemmo io e Diego Mingioni.

A casa non c’erano i soldi per farmi continuare gli studi, mamma era vedova di guerra ed era già tanto se c’era da mangiare, ma l’altro mio fratello mi chiese se ci tenevo… gli risposi di sì, e mi pagò le ripetizioni per prepararmi agli esami di ammissione e a settembre entrai in 1^ inferiore. Frequentai regolarmente -per diventare maestra- fino allo scoppio della guerra, nel ’40. Ad agosto fui assunta alla Cassa Mutua, e prendevo 500 lire al mese che erano molto più dello stipendio di una insegnante elementare. Così potevo mantenere mia madre e mia sorella. Non avrei potuto diplomarmi continuando a lavorare, ma nel ’41 in ufficio arrivò un nuovo assunto. Era già ragioniere, desiderava fare il segretario comunale e nel frattempo lavorava lì. Mi fece la corte giorno dopo giorno, mi chiese di sposarlo, e… mi convinse anche a riprendere gli studi. Certo non potevo rinunciare a quel lavoro sicuro, e a malincuore mi licenziai. Il capufficio mi prese per matta, e come seppe il motivo della mia decisione mi cambiò l’orario di servizio: al lavoro di pomeriggio, in modo da poter frequentare la scuola al mattino e diplomarmi. Pensa che la mia insegnante di lettere era la moglie del capoufficio! Si chiamava Bartoloni, il marito Fois. Brave persone.

La guerra arrivò anche in Sardegna: quando Cagliari fu bombardata, nel febbraio ’43, tuo babbo era soldato a San Gavino e lo mandarono a Cagliari a spalare macerie. Cercò anche i suoi parenti, trovò zia Pina che era morta sotto le bombe ma era riuscita a tenersi stretto il bambino, Carletto, che sopravvisse protetto dal corpo della madre.

Quando presi il diploma tuo babbo era già diventato segretario comunale e a quel punto la guerra era davvero finita: non ci restava che sposarci e iniziare le nostre peregrinazioni per tutta l’isola.

E insomma, così è che siete nati tutti in paesi diversi: sos fizzos de sa mastra e de su segretariu.

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Sonia