Guerra in Ucraina. Raggiunto accordo su un corridoio umanitario da Sumy a Poltava

Nel 13esimo giorno di combattimenti, finalmente raggiunto un accordo tra Russia e Ucraina sull’istituzione di un corridoio umanitario per l’evacuazione dei civili che va da Sumy a Poltava. Sulle altre rotte, invece, non ci si è trovata una mediazione. Lo ha dichiarato questa mattina la vice prima ministra ucraina, Iryna Vereshchuk, confermando che le operazioni sono iniziate questa mattina alle 10 ora di Mosca (le 8 in Italia). Poco prima il ministero della Difesa russo aveva annunciato l’apertura per oggi di corridoi umanitari da diverse città ucraine, tra cui Kiev, Kharkiv e Mariupol.

La tregua umanitaria, condannata ieri dalle autorità di Kiev in merito ai corridoi che conducono verso la Russia e la Bielorussia, è riuscita a garantire un fragile cessate il fuoco nelle aree di Kiev, la capitale del Paese; Mariupol, la città portuale nel sud est; Kharkiv e Sumy, due centri situati nell’area nord orientale. Oggi ci si riprova – i corridoi sono stati, infatti, aperti alle 8 ora italiana – dopo il terzo round di colloqui tenutosi ieri nella regione di Brest in Bielorussia, da cui non sono emersi particolari risultati. Secondo quanto riferito dal ministero della Difesa russo, il corridoio umanitario che parte da Kiev e dagli insediamenti adiacenti è diretto verso il territorio della Bielorussia, a Gomel, e che nonostante “la mancata partecipazione dell’Ucraina”, Mosca è finora riuscita ad evacuare 173.773 persone dalle zone “dell’operazione militare speciale” delle autoproclamate repubbliche popolari di Luhansk e Donetsk, nel territorio della Russia, inclusi 44.187 bambini.

In attesa di vedere la tenuta dei nuovi corridoi umanitari, la situazione a Kiev sembra cristallizzata, soprattutto da quando il convoglio di mezzi militari russi lungo oltre 60 chilometri si è fermato a circa 30-40 chilometri dalla capitale ucraina a causa, secondo le forze ucraine e l’intelligence britannica, di varie operazioni di boicottaggio delle forze speciali. Il sindaco Vitali Klitschko ieri sera ha dichiarato che “in ogni casa, ogni strada, ogni posto di blocco, combatteremo fino alla morte, se necessario”, lanciando così l’ennesimo appello simbolico alla resistenza. Nella regione circostante la città proseguono duri combattimenti, in particolare nei sobborghi nord occidentali di Bucha, Hostomel, Vorzel, Irpin e Horenka, dove i bombardamenti hanno distrutto un’intera residenziale.

Decisamente più critica la situazione a Mariupol, il principale porto ucraino sul Mar d’Azov. Si stima che circa 200 mila persone starebbero aspettando il via libera per fuggire dalla città, che da giorni riscontra una carenza di forniture idriche, energia elettrica e generi alimentari. Lo scalo marittimo, inoltre, è quasi completamente isolato a livello telefonico, mentre negli ospedali mancano antibiotici e antidolorifici e i medici hanno dovuto eseguire alcune procedure di emergenza senza utilizzare questi medicinali di base. La polizia locale ha consigliato alle persone di rimanere nei rifugi sino a quando gli altoparlanti sparsi per la città non inizieranno a trasmettere i messaggi che annunciano l’avvio delle procedure di evacuazione. Complesse le situazioni anche a Kharkiv, seconda città dell’Ucraina con 1,4 milioni di persone, da settimane sottoposta a duri bombardamenti ma che resiste – probabilmente anche in modo del tutto inaspettato per Mosca – ai bombardamenti russi; e Mykolaiv, città costiera meridionale, dove le forze russe stanno proseguendo la loro offensiva e avrebbero aperto il fuoco anche contro alcune aree residenziali.

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Salvatore