La questione, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti: Nuoro è un cantiere infinito, ma nel senso che a Nuoro i cantieri non vedono mai la fine.
In principio erano le reti del gas e della fibra, la cui posa in opera effettuò la prima distruzione sistematica del manto stradale delle vie cittadine; poi fu la volta della cosiddetta “super fibra“, il cui cantiere, in essere dal 2020, ha assestato il colpo definitivo ai pochi pezzi di asfalto integro superstiti (APPROFONDISCI). E tutto questo senza entrare nel merito dei continui interventi dei rattoppo alla rete idrica colabrodo, soggetta a continue rotture e, soprattutto, delle polemiche che negli ultimi mesi stanno caratterizzando il cantiere per la realizzazione della pista ciclabile cittadina e delle sue varianti in corso d’opera, che sottopone automobilisti e pedoni che, quotidianamente, si trovano a dover transitare in alcuni punti nevralgici della città (via Aosta e viale Sardegna in primis) e subire ancora una volta disagi su disagi, non ultimo il rischio della propria incolumità.
Ma veniamo al dunque, come se non bastasse quanto elencato in premessa, ecco che negli ultimi mesi assistiamo all’apertura di alcuni nuovi cantieri, su due dei quali, in particolare, focalizziamo l’attenzione: quello di ripristino dei giardini di piazza Veneto e quello all’incrocio tra via Lombardia e via Toscana, di fianco alla piscina comunale.
Due opere accomunate dal fatto di procedere inspiegabilmente a singhiozzo (secondo gli amministratori questa è la prassi) e di trovarsi entrambe in prossimità di importanti istituti scolastici cittadini, l’Istituto Fermi il primo e l’Istituto Tecnico Commerciale Chironi il secondo, ma anche alla stazione degli autobus ARST di viale Sardegna, che fa di via Toscana un crocevia di studenti provenienti da tutto il Nuorese, oltre a quelli residenti in città.
Ecco dunque che ogni giorno, a fronte di marciapiedi impraticabili in quanto interessati dai lavori, centinaia di studenti sono costretti a camminare sulla carreggiata, facendo lo slalom tra gli autobus e le autovetture, che spesso e volentieri procedono a forte velocità data l’ora di punta per chi si reca al lavoro o accompagna i figli a scuola.
Un rischio quotidiano che va a sommarsi a quelli elencati in premessa, dei manti stradali devastati così come dei pochi tratti di marciapiede rimasti percorribili (per stare in tema, solo ieri sera una donna è finita in ospedale per una caduta sul marciapiede dissestato in viale Repubblica).
“Soffrire per imbellire” diceva un vecchio adagio popolare, ma qua il problema è che la sofferenza non sembra vedere mai la fine, dato che i due cantiere oggetto del contendere sono ormai aperti da alcuni mesi e, in genere, non si vedono mai operai al lavoro.
Stiamo a vedere per quanto tempo ancora dovremo subire tutto questo, almeno noi che in strada ci camminiamo ogni giorno con le gambe e non solo su quattro ruote.
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