«La legge non ammette ignoranza, e anche Fabrizio Mureddu dovrebbe saperlo. Dopo aver abbandonato a se stessi gli studenti e i docenti dell’Università a Nuoro, ora si giustifica affermando che nessuno gli avesse spiegato il significato della legge che trasforma i consorzi in fondazioni. Le sue parole rappresentano soltanto l’ennesima forzatura con la quale cerca di scaricare le sue evidenti responsabilità». È questa la replica dei consiglieri comunali nuoresi del Partito Democratico, Natascia Demurtas e Carlo Prevosto, in risposta a Fabrizio Mureddu, commissario del Consorzio per la promozione degli studi universitari di Nuoro.
«La legge regionale, e in particolare il periodo transitorio, quindi il passaggio da Consorzio a Fondazione, è disciplinato in modo molto chiaro», affermano i consiglieri DEM, che rimarcano quanto previsto dalla normativa vigente, vale a dire che: “Fino alla costituzione delle Fondazioni di cui al comma 5 ter dell’articolo 29 della legge regionale n. 2 del 2016, permane l’attuale assetto organizzativo, istituzionale e amministrativo dei Consorzi di cui al comma 1”.
«È evidente – proseguono gli esponenti del PD – che il commissario Mureddu avesse ancora la responsabilità sull’approvazione del bilancio, oltreché sul rinnovo del contratto della cooperativa che si occupava della gestione dei servizi universitari. Non occorreva certo una ulteriore interpretazione della Regione per capire che fino alla nomina del commissario liquidatore del Consorzio UniNuoro gli attuali organi sarebbero dovuti restare in carica per garantire la gestione ordinaria dell’Università». Così invece non è stato, in quanto Mureddu ha lasciato il suo incarico lo scorso 7 dicembre, nonostante non fosse ancora stato nominato il Commissario liquidatore. «Si tratta dell’ennesima grave omissione di Mureddu – aggiungono i consiglieri – che ha evidentemente ostacolato la continuità del servizio universitario nel passaggio da Consorzio a Fondazione, a differenza di quanto stabilito dalla legge».
«Il tempo delle scuse e dei finti alibi è finito – concludono Natascia Demurtas e Carlo Prevosto – Mureddu si assuma una volta per tutte le sue responsabilità, a maggior ragione di fronte all’evidenza di una normativa chiara e che non aveva certo bisogno di essere spiegata o interpretata».
Schettino