“Inviamo la lettera indirizzata al Presidente Sergio Mattarella per richiamare l’attenzione delle istituzioni e dei cittadini sulla strage silenziosa causata dalla violenza stradale in tutte le regioni italiane”.
Tra coloro che hanno firmato la lettera anche cittadini di Nuoro e provincia che hanno perso un proprio caro sulla strada, come Maria Grazia Carta che ha perso suo figlio Davide Marasco, vittima di omicidio stradale.
Ecco a seguire la lettera integrale inviata al Presidente della Repubblica:
Egregio Presidente, torniamo a contattarLa dopo l’appello inviatoLe in occasione della grande mobilitazione di Roma del 23 febbraio 2020 per esprimere la nostra amarezza.
Le chiediamo un Suo deciso intervento che possa scuotere i media, l’opinione pubblica e i decisori politici.
Troppe morti e lesioni gravi o gravissime, troppo alti i costi sociali di questa ecatombe, troppo carente ed episodica la sensibilizzazione dei nostri concittadini su queste tragedie che si perpetuano ogni anno:
Restiamo profondamente turbati, al confronto, per la disparità delle iniziative di sensibilizzazione su questi due inaccettabili sciagure, diverse per loro natura, ma accomunate dalle medesime insensate e retrograde carenze culturali che ne sono alla base.
Secondo i dati ACI-Istat in un anno 3.500 morti e 250.000 feriti. Sulle strade italiane ogni 2,5 ore – un morto e 28,6 feriti/ora. Più di 600 pedoni morti, di cui più della metà investiti sulle strisce pedonali, gravissimo indicatore di inciviltà. Non chiamiamole disgrazie o incidenti. È violenza stradale.
Il Piano Nazionale Sicurezza Stradale 2030 non ci piace sotto diversi aspetti: la cornice del piano è quella della deresponsabilizzazione di chi causa i sinistri, riconducendo il fattore “errore umano” a pura fatalità, nella previsione – e rassegnata accettazione – che i conducenti siano necessariamente distratti e, oltre ad impattare tra loro, non si possano accorgere della presenza di pedoni e ciclisti. Ricorrono nel piano continui e allarmanti richiami alla responsabilizzazione dell’utenza vulnerabile e alla protezione passiva quasi come se il fatto di essere vittime predestinate dipendesse da loro. Nessuna parola sulla necessità di introdurre una normativa sui dispositivi di moderazione, come tutti i paesi europei hanno fatto da almeno 30 anni. Questo è inaccettabile.
Questo piano poco o nulla dice sui necessari interventi repressivi del fenomeno, quando invece occorrerebbe potenziare i controlli di polizia stradale, oggi drasticamente ridotti a causa della diminuzione delle pattuglie in servizio, come quasi del tutto ignorata è l’adeguata formazione sui comportamenti pericolosi di guida e le varie implicazioni del fattore umano.
Signor Presidente, per la sensibilità da Lei sempre dimostrata, il Suo settennato non può che concludersi con un severo e fermo appello alla coscienza della Cittadinanza, dei Media, degli Organi di Governo, Legislativi ed Amministrativi affinché si possa interrompere questa violenza stradale perché sono tutte morti evitabili. Solo prevenendo la violenza motoristica con una strategia attiva di riduzione della velocità, delle opere di moderazione del traffico e di ridisegno dello spazio pubblico possiamo sperare di raggiungere la visione ZERO VITTIME.
Parigi, Madrid, Barcellona, Bilbao, Bruxelles hanno già scelto di abbassare i limiti di velocità ed Helsinki ha raggiunto le zero vittime grazie al limite dei 30 km/h nelle aree urbane. Ai primi di ottobre 2021 il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione per abbassare a 30 km/h il limite di velocità in tutte le aree edificate: mentre l’Europa va verso il futuro, l’Italia torna indietro di decenni. La stessa Europa ha reso obbligatorio l’importantissimo dispositivo di limitazione automatica della velocità I.S.A. (Intelligent Speed Adaptation) da maggio 2022, ma il nostro Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili non ha ancora predisposto alcun provvedimento di recepimento.
Attualmente la piramide della mobilità ordina le seguenti priorità: Auto Privata – Trasporto Pubblico – Ciclisti – Pedoni, Disabili e Bambini. Bisogna rovesciarla: Pedoni, disabili e bambini – Ciclisti – Trasporto Pubblico – Auto Privata.
Le strategie di lungo periodo devono essere basate su una redistribuzione dello spazio pubblico, introduzione zone edificate a 30 km/h e una riduzione della principale causa di morte in circolazione: il parco auto non va semplicemente sostituito con mezzi più nuovi e meno inquinanti, bisogna ridurlo drasticamente.
Attendiamo con fiducia un riscontro per un incontro con Lei e autorità competenti in materia di cultura della strada, moderazione, controllo e riduzione del traffico.
Con profondo rispetto e stima
I familiari delle Vittime e utenti della strada