Il monte Ortobene è sempre stato il simbolo della città di Nuoro, molto caro ai nuoresi che possono godere di un polmone verde a pochi chilometri dalla città.
Tutti guardiamo al monte per le sue bellezze naturali, ma non tutti lo conosciamo. Così è nata l’idea di creare un Atlante del monte per farlo conoscere non solo ai nuoresi ma anche a chi non è di Nuoro.
L’opera, realizzata col sostegno del comune di Nuoro, è stata presentata ieri nell’auditorium della Bibilioteca Satta. Si tratta di una vera e propria fotografia dell’esistente, con un contenuto cartografico ortografico, da cui prende vita un discorso tecnico scientifico che poi sviluppa i temi della viabilità, della fruizione turistica e della tutela ambientale.
Un paesaggio da vivere e scoprire, con le sue rocce monumentali, i simboli fisici e antropici, come la festa del Redentore che ha una dimensione sociale per i nuoresi e non solo, oltre a testimonianze di storia del passato e presente anche per la città. Pensiamo al granito del Corso Garibaldi, alle rocce di piazza Sebastiano Satta, la cui collocazione rievoca le poesie del Vate di Barbagia; c’è da evidenziare, inoltre, che nella stessa piazza c’è un punto dal quale si può ammirare la statua del Redentore, quasi a significare il legame tra il granito del monte e il monumento più importante di Nuoro.
L’Atlante è un lavoro collettivo, che ci permette di andare alla scoperta di angoli poco conosciuti della nostra montagna analizzati da varie prospettive disciplinari, non ultima l’archeologia, con le domus de janas, i resti del neolitico vicino a Sedda Ortai o l’area di Jacu Piu con una vetta che si erge sulla 131 DCN con un curioso monumento, dove troviamo resti di un villaggio romanico.
Il Monte è un territorio dal suolo sfruttato intensamente con la devastazione del bosco, depauperato dal taglio selvaggio degli alberi, per il legname e il carbone, senza criterio.
A seguito dell’incendio del 1971 che ha interessato in versante che guarda alla città, in occasione del quale mori un pastore, nota dolente che non è stata ricordata, e dopo quello del 2002 nel versante est, si aprirono nuovi cantieri di rimboschimento, si impiantarono alberi per salvaguardare il suolo e consentire al territorio il ripopolamento di fauna e flora: troviamo infatti varie specie di fiori, piante non segnalate come le orchidee e i funghi.
Da ricordare, come è riportato nell’Atlante, che il monte Ortobene è una Z.P.S., in cui sono presenti vari esemplari di aquila reale, del falco pellegrino, di ghiandaia, vera e propria padrona del bosco, oltre a pernici, lepri, cinghiali, grazie al limite venatorio.
Quest’opera – è stato detto . non è solo una guida ma un libro di studio per apprezzare la bellezze del territorio, sviluppare la rete sentieristica e viaria, sempre nel rispetto dell’ambiente, e per aprire una porta verso quello che sarà il futuro parco del Gennargentu sul quale occorre riprendere il dibattito partendo “..dal Monte Ortobene quello sconosciuto..”
Franceschino Nieddu.