Il 7 novembre di 104 anni fa, la Rivoluzione d’Ottobre aprì una nuova pagina nella storia del genere umano, segnando per la prima volta il passaggio dal vecchio mondo capitalista al nuovo mondo senza sfruttamento dell’essere umano sull’essere umano.
L’Ottobre Rosso ha dimostrato che il proletariato può prendere il potere dirigendo i suoi alleati, può governare senza e contro la borghesia, può edificare il socialismo.
L’anniversario lo ricordano in un documento il Collettivo Comunista (Marxista Leninista).
“Grazie alla Rivoluzione socialista si è realizzata – nella lotta per la liberazione della classe operaia e dei popoli dallo sfruttamento e dall’oppressione imperialista – una svolta epocale che mantiene il suo valore. A distanza di un secolo i suoi insegnamenti rimangono attuali, come dimostra il presente, caratterizzato da una perdurante crisi economica e una pandemia gestita tanto da garantire massimi profitti ai grandi monopoli sulla pelle del proletariato. Negli ultimi due anni il Covid-19 ha causato milioni di vittime, specialmente fra le classi lavoratrici, evidenziando le deficienze dei sistemi di sanità pubblica e l’incapacità dei governi borghesi di affrontare la drammatica situazione.
Governi che pongono al primo posto gli interessi dei capitalisti, a cui destinano migliaia di miliardi di denaro pubblico, e non la salute e le altre necessità della popolazione.
Sono stati distrutti milioni di posti di lavoro e lo sfruttamento si è intensificato per chi ha continuato a produrre. Omicidi e infortuni sul lavoro sono aumentati. La disoccupazione diffusa a livello mondiale, come si è estesa la povertà che prima della pandemia raggiungeva cifre allarmanti. Questo, mentre la ricchezza si concentra sempre più in poche mani e la pandemia è opportunità di speculazioni e immensi profitti.
La devastazione della natura e il cambiamento climatico si aggravano a causa delle attività dei monopoli, fra cui quelli del complesso militar-industriale, e del disinteresse di Stati e governi che agiscono per tutelare le classi possidenti. Con ciò si sono ampliate le migrazioni di massa, alimentate da fame e guerre.
In questo scenario si intensifica la rivalità interimperialista, specialmente fra gli Usa, i gendarmi del mondo, e la Cina che si espande nel pianeta esportando capitali e merci. Assieme alle tensioni internazionali e alle dispute commerciali, avanzano la corsa al riarmo e la militarizzazione della società. Crescono le spese belliche a scapito delle spese sociali. I pericoli di guerra si moltiplicano.
Il capitalismo, responsabile di queste piaghe, non è in grado di offrire risposte alle esigenze per il lavoro, i diritti, la salute, la cultura, la pace, la giustizia sociale, la salvaguardia dell’ambiente, rivendicate dalle ampie masse. Non è un modo di produzione riformabile a favore di proletari e popoli.
Questa situazione mette sempre più operai, lavoratori, disoccupati, pensionati, giovani e donne delle classi popolari, nella condizione di dover lottare per i propri interessi. La classe operaia torna a essere protagonista di importanti e combattive mobilitazioni, riprendendo fiducia nella propria forza. In molti paesi c’è un’ascesa della lotta contro lo sfruttamento, l’oppressione e il saccheggio imperialista. Torna così a porsi la questione della rottura rivoluzionaria con un sistema moribondo. Il mondo è gravido di rivoluzione socialista, unica via di uscita dalla barbarie imperialista”.