CPR di Macomer. Le associazioni rispondono alle Istituzioni

In un lungo comunicato le associazioni: assemblea No CPR Macomer, Asce Sardegna, Eutopia Democrazia Rivoluzionaria, LasciateCIEntrare,Fridays for Future Sardegna, promotrici della manifestazione sul CPR di Macomer del 30 ottobre, rispondono in modo dettagliato alle dichiarazioni  Istituzionali relative sempre alle condizioni di vita all’interno della stessa struttura.. In particolare sottolineano come da tempo associazioni di persone appartenenti alla società civile cercano di rompere la cortina di silenzio che si è creata attorno al Cpr di Macomer con varie  iniziative come la manifestazione del 30 ottobre che ha attraversato il centro abitato del capoluogo del Marghine.
“Non ci stupisce che alla vigilia della manifestazione  gli organi Istituzionali  -prosegue il comunicato- continuano a ricondurre il dibattito verso l’indifferenza e il silenzio senza considerare la realtà che vivono gli ospiti che sono reclusi senza aver commesso alcun reato, e come dimostrano le statistiche, sono pochi coloro che vengono rimpatriati in proporzione al numero dei permessi di soggiorno  rilasciati.

Le associazioni ribadiscono come Il Cpr sia  un carcere per migranti che non possiedono un permesso di soggiorno, dove vengono rinchiusi prima di essere deportati nel paese di origine.

“La visita che è stata effettuata alla vigilia della manifestazione che scopo poteva avere? Se non quello di presentare la struttura come normale e ordinata in funzione di che cosa?
L’ingresso nel CPA, prosegue il documento, viene precluso alle persone che possono avere un  un approccio critico rispetto alla gestione della struttura e al rispetto dei diritti umani, come è avvenuto per il giornalisti che hanno chiesto di entrare il 15 settembre scorso, e per tutte le associazioni  che non accettano il sistema dei CPR”.

“Questo è avvenuto anche  durante la manifestazione dell’ottobre scorso quando alcuni delegati, dopo essere stati identificati dalla DIGOS, e solo grazie  alla mediazione della Consigliera regionale Laura Caddeo, alla quale è stato impedito l’accesso, hanno consegnato le schede telefoniche per gli ospiti della struttura di cui ancora non usufruiscono”

Le associazioni firmatarie del documento continuano evidenziando che solo tramite gli avvocati riescono ad avere notizie sullo stato degli internati.  Nel documento si contesta il fatto che dall’esterno si recepiscono solo notizie contrastanti e si sottolinea la mancanza di attività, un’assistenza sanitaria carente, e diversi tentativi di suicidio.

Lo stesso Garante Nazionale dei detenuti avrebbe descritto una situazione drammatica all’interno  del centro per il rimpatri, dove, non ci sarebbe alcun rapporto con l’esterno anche dato dal sequestro dei cellulari.

Nel documento viene denunciato come l’ente gestore del CPS, l’ORS è un azienda svizzera, che non è attenta al benessere dei reclusi, sarebbe “una azienda che mira al profitto, con risparmio sulle misure assistenziali, e nel 2015 è stata oggetto di una segnalazione   di Amnesty International sulla mala gestione di un analogo centro in Austria progettato per 1800 stranieri e che alla fine ne ospitava 4600.
Franceschino Nieddu.

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Sonia