L’associazione Vivere a Colori porta oltre 12 mila firma a Cagliari in difesa della Sanità

«Abbiamo portato a Cagliari la nostra valigia con le 12mila firme raccolte dalla petizione per salvare la sanità pubblica», così esordisce la presidente dell’associazione “Vivere a colori”, Marilena Pintore. L’avevano annunciato da tempo che avrebbero marciato alla volta di Cagliari per incontrare l’assessore alla sanità Nieddu, per portare la voce di un territorio, la voce delle migliaia di pazienti costretti spesso a varcare il mare per ricevere le cure del caso.

L’incontro durato circa due ore è stato soddisfacente, due ore di confronto con i massimi esponenti della sanità in Sardegna: l’assessore Nieddu e il direttore generale Tidore. Durante l’incontro la delegazione di “Vivere a colori” ha esposto i problemi rilevati: carenza di medici, infermieri, oss; le liste d’attesa lunghissime per le visite specialistiche; l’inadeguatezza dei locali nei quali è al momento ospitato il reparto di oncologia; la carenza di chirurghi e chirurghi plastici ma anche le carenze della neuropsichiatria infantile.

Il dialogo è stato pacato ma da quella pacatezza trapelavano le sofferenze dei malati lì rappresentati, l’ansia e la paura di chi si vede costretto ad andare lontano dalla propria famiglia per subire un intervento o fare una tac o una risonanza di controllo. Nelle parole di Mariella, di Daniela, di Michele o Maria, c’erano le parole delle migliaia di iscritti all’associazione e di tutti coloro che hanno marciato anche solo virtualmente alla volta di Cagliari, per manifestare la preoccupazione per ciò che a tratti pare un vero e proprio smantellamento, a favore di strutture private o di altri ospedali dell’isola e del continente.

I rappresentanti della giunta regionale hanno spiegato la difficoltà nel reperire medici, l’imminente uscita dei bandi per le assunzioni e gli investimenti già fatti e in programma per quanto riguarda le attrezzature e i macchinari necessari per alcune visite specialistiche. Hanno anche esposto le difficoltà incontrate nel rimettere ordine nella sanità sarda durante una pandemia mondiale e il conseguente piano vaccinale. È stata sottolineata la necessità di eliminare il numero chiuso per gli studenti di medicina e di porre un vincolo pluriennale ai medici vincitori di concorso, affinché garantiscano continuità e crescita negli ospedali.

È stato inoltre affrontato il tema dell’intramoenia che, da servizio extra, diventa sempre più spesso l’alternativa più rapida, con un abuso di visite specialistiche a pagamento. Su questo l’assessore ha dichiarato che verificherà i numeri relativi alle strutture del nuorese come già fatto sulle strutture ospedaliere di Sassari.

Assieme all’associazione Vivere a Coori anche quella Acaa per le malattie rare e Neurodiversità in Sardegna rappresentata dalla presidente Maria Meloni.

In particolare l’associazione ha affrontato il tema della neuropsichiatria infantile, minori e neurodiversità.  Si è parlato di assunzioni di medici di base e pediatri, neuropsichiatri e logopedisti.

«Abbiamo chiesto di vigilare sulle intramenie dove persiste un abuso. Abbiamo posto l’accento sulle  lunghissime liste di attesa per diagnosi e logopedia: a Nuoro bisogna aspettare anche due anni» dice la presidente Meloni che traccia un quadro cupo anche per gli adulti con patologie croniche e neuropsichiatriche:  «Vengono imbottiti di psicofarmaci perché appunto non esistono strutture riabilitative idonee».

Un altro tema caldo affrontato e stato sulla struttura per l’autismo di Marreri: «Abbiamo chiesto tempi certi sul finanziamento» ha concluso la presidente.

I temi relativi alla “sanità malata” sarda sono stati affrontati ed argomentati dalle parti e la delegazione è uscita dal consiglio regionale con la speranza che quanto detto dall’assessore si realizzi nel più breve tempo possibile per poter garantire quanto sancito dalla stessa Costituzione: il diritto alla salute.

La battaglia prosegue il prossimo passo sarà a Roma con il ministro alla Sanità Roberto Speranza.

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Sonia