Cinema in lutto: è morto a 88 anni l’attore Jean-Paul Belmondo

Salvatore

Cinema in lutto: è morto a 88 anni l’attore Jean-Paul Belmondo

lunedì 06 Settembre 2021 - 18:25

È morto oggi nella sua casa di Parigi, l’attore francese Jean-Paul Belmondo. Belmondo aveva 88 anni.

A confermare la notizia il suo avvocato Michel Godest: “Era molto affaticato da qualche tempo, si è spento serenamente”.

L’attore francese ha girato 80 film, interpretando ruoli indimenticabili, come quello in Fino all’ultimo respiro, di Jean-Luc Godard o sorvolando il cielo di Venezia, appeso ad un elicottero, nel Piccione di Piazza San Marco, di Georges Lautner.

Nato a Neuilly sur Seine, alle porte di Parigi, aveva sangue italiano nelle vene in quanto il padre era uno scultore di buona fama, Paolo Raimondo. Dopo un esordio a teatro, Belmondo si fa apprezzare come ‘jeune premier’ in Peccatori in Blue Jeans di Marc Allegret (1958), ma dà anche fiducia al giovanissimo Claude Chabrol che lo dirige in A doppia mandata (1959). Comincia da lì il suo percorso parallelo con Alain Delon che sta folgorando il pubblico grazie al successo di Delitto in pieno sole (regia di René Clement). Ma ‘Bebel’ (cosi’ si fa chiamare per sottolineare il suo stile stravagante e canzonatorio) è rapido a cambiare registro affidandosi a Jean-Luc Godard che lo vuole protagonista di Fino all’ultimo respiro (1960) e poi di Pierrot le fou (1965).

L'attore francese Jean-Paul Belmondo

L’attore francese Jean-Paul Belmondo

Lavorare con il maestro indiscusso della Nouvelle Vague rappresenta per Belmondo una sfida: deve tenere insieme i canoni della recitazione classica e il loro stravolgimento. E ci riesce, contribuendo da solo all’inatteso successo commerciale dei due film. Rispetto a Delon, di due anni più giovane, Bebel ha il vantaggio dell’innata simpatia comunicativa, un bel naso schiacciato da boxeur fallito, una naturale predisposizione a stupire, tanto il suo ‘gemello’ gioca invece la carta del bel tenebroso, divorato da dilemmi interiori. Hanno esordito (o quasi) con lo stesso maestro, Yves Allegret, hanno flirtato entrambi con la nouvelle vague, hanno successo con le donne e con gli spettatori, si dividono il campo come Coppi e Bartali. In qualche modo li accomuna anche l’Italia, giacché entrambi vengono adottati – molto giovani – dal nostro cinema. Ed ecco allora Belmondo vestire i panni di Michele ne La ciociara di Vittorio De Sica e poi di Amerigo ne La viaccia di Mauro Bolognini (1961).

Ma è sul mercato francese e, in particolare, nel cinema poliziesco che combatte la grande battaglia per la popolarità con Delon. Belmondo recita con Claude Sautet in Asfalto che scotta (1960), Quello che spara per primo di Jean Becker (1961), Quando torna l’inverno di Henri Verneuil (1962), fino a Lo spione  del maestro Jean Pierre Melville, lo stesso che porterà a vette assolute Delon in Frank Costello. Il sodalizio con Melville dura tre film e dà a Belmondo tutti i ‘quarti di nobilta” di cui ha bisogno presso la critica. Ma il giovane mattatore vuole il gran successo popolare.

Per questo, in una sorta di terza vita artistica, si affida a Philippe de Broca e interpreta L’uomo di Rio (1964), cocktail di commedia gialla, film d’avventura, parodia di generi in voga: Bebel recita a velocità supersonica, compie peripezie spericolate da stuntman (fino in tarda eta’ non vorrà mai una controfigura) e conquista i francesi.

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