Fu il veicolo che trasportò, negli anni 50 -60 i sogni e progetti della nostra adolescenza. Il mitico treno bagno, trainato dalla sbuffante locomotiva Winterthur, che prendevamo per andare al mare. In un viaggio interminabile di due ore, passavamo dagli altipiani basaltici alla selva di olivi della Planargia, quando il treno si tuffava, dopo la galleria di Nigolosu, nel territorio sottostante, per poi vedere apparire, magicamente, il mare di Turas, azzurro e sconfinato.
Noi non vedevamo la bellezza di questi paesaggi pensando più alle ragazzine che avremmo trovato sulla spiaggia. Ora invece c’è chi si accorge della meraviglia di questo angolo incontaminato della Sardegna. Sono i passeggeri del “Trenino verde” che ha ripreso a fare l’antico percorso con i viaggi organizzati da una cooperativa.
La magica atmosfera della stazione è ora cristallizzata in una mostra che la cooperativa Esedra ha organizzato nei locali del Centro intermodale di Macomer, insieme alla associazione culturale Maart e al Cral Ferrovie di Macomer. La severa figura del Capostazione, con il berretto rosso, che con il suo fischietto comandava la partenza. Il telegrafo ticchettante, che comunicava i passaggi da una stazione all’altra e poi, via via tutte le attrezzature che ora trovano posto in questa sorta di museo. Fu di Camillo Cavour, si proprio lui, anche se non tanto amato dai sardi, a concepire un piano per il collegamento interno dell’isola mediante una rete ferroviaria. Purtroppo il Cavour mori prima di portare avanti questo progetto. Per fortuna, nel 1862, divento ministro del lavoro Agostino De Pretis che prese a cuore la questione e mando avanti il progetto che cominciò dal tronco principale che doveva andare da Cagliari a Porto Torres. Non fu così facile e ci furono molte difficoltà, tra cui una guerra. Solo nel 1879, quando si stava terminando il tronco centrale, il parlamento votò una legge quadro per terminare tutta la rete. Il De Pretis, allora Presidente del Consiglio, si ricordò della Sardegna ed introdusse un articolo speciale per consentire che si completasse tutta la rete delle ferrovie secondarie. Il tratto Macomer Bosa, realizzato dalla Società per le Strade Ferrate Secondarie, fu inaugurato nel 1888. 47 chilometri, in un percorso tortuoso, con binari a scartamento ridotto. Si disse per affrontare meglio le curve. Non mancarono le critiche e qualcuno insinuò che il percorso fosse stato allungato per percepire più indennità chilometriche. A Macomer nacque l’officina per la realizzazione dei pezzi di ricambio, che costituì il primo esempio di metalmeccanici in zona. Tant’è , ora il ricordo delle Ferrovie Complementari e della sua storia, è esposto,fino ad ottobre, a compendio del viaggio sul trenino verde,sulla sontuosa carrozza Bauchiero, a ridestare ricordi e far ancora ammirare splendidi panorami.
Pier Gavino Vacca