Potrebbe essere stata la molla della curiosità e la voglia di esplorare a spingere il piccolo Nicola di due anni, il bimbo toscano scomparso e ritrovato dopo oltre 24 ore in un dirupo, ad allontanarsi dal casolare dove vive con la famiglia. Una molla scattata forse più facilmente poichè il piccolo è abituato ad uno stile di vita più libero, a contatto con la natura circostante, e dunque più propenso a muoversi in autonomia pur essendo molto piccolo. È la lettura dell’accaduto data da Daniela Chieffo, responsabile dell’Unità operativa di Psicologia clinica del Policlinico Gemelli di Roma, specializzata in Psicologia infantile. Ma potrebbero essere anche altre le spiegazioni alla base di questo “singolare allontanamento”, afferma l’esperta.
«È un bambino di due anni e quindi è certamente forte la curiosità di esplorare lo spazio circostante ma, in un’età così giovane – spiega la psicologa – va considerata allo stesso tempo la difficoltà di percepire l’allontanamento dal luogo noto. Inoltre, Nicola è un bimbo che, secondo quanto è stato possibile apprendere, è abituato a vivere in un casale, in mezzo alla natura, quindi molto probabilmente è abituato anche ad essere piuttosto libero nei movimenti. La motivazione a spingersi oltre, dunque, potrebbe essere stata la voglia di esplorazione tipica dei bambini piccoli, che hanno da poco iniziato a camminare, e magari in lui più accentuata». In un certo senso, chiarisce, «ha percepito come normale esplorare lo spazio circostante, anche quello che non gli appartiene direttamente perchè al di fuori del suo raggio di azione”. Ma proprio perchè il suo raggio di azione era probabilmente più ampio, in quanto avvezzo a vivere più liberamente in un ambiente naturale, è probabile che inizialmente l’essersi allontanato sia stata vissuto come una cosa normale, avendo solo in parte la consapevolezza di potersi perdere. A quest’età infatti, afferma, “non c’è ancora la capacità cognitiva di realizzare che lo spazio può ‘fagocitare’ un essere umano. Probabilmente proprio il suo modus vivendi familiare, improntato appunto a maggiore autonomia, ha fatto quindi sì che il piccolo non provasse neppure sentimenti di paura o timore nell’allontanarsi. Ha cioè creduto inconsciamente di poter gestire lo spazio circostante, condizione che magari non si sarebbe verificata in un bambino abituato invece a vivere sotto controllo in un appartamento circoscritto». C’è però secondo la psicologa anche un’altra ipotesi possibile, e cioè che Nicola possa essere stato spinto ad alzarsi dal suo letto e allontanarsi «mosso da un sogno, oppure spinto da un desiderio precedente lasciato insoddisfatto e che ha realizzato approfittando dell’assenza dei genitori». Una ulteriore possibilità potrebbe poi essere legata ad un episodio di sonnambulismo anche se in questo caso, rileva Chieffo, «non avendo i genitori riferito esperienze pregresse di questo tipo, si tratterebbe di un primo episodio, quindi tutto da verificare, considerando che il sonnambulismo di solito presenta una familiarità ereditaria». Ad ogni modo, anche se inizialmente l’allontanamento non è stato vissuto come un’esperienza traumatica, «ad un certo punto il bimbo si sarà però ritrovato inevitabilmente nell’impossibilità di tornare indietro e quindi ha comunque subito un trauma, realizzando di non avere più i suoi punti di riferimento». Un trauma, rileva l’esperta, “di cui porterà una traccia implicita”. Da qui il consiglio di «far superare da subito l’esperienza traumatica, con l’aiuto di psicologi esperti, magari riportando il bimbo insieme ai suoi genitori nei luoghi in cui è stato ritrovato». Ciò perchè, conclude Chieffo, «ripercorrere insieme ai genitori quel sentiero e quello spazio in cui poi è stato ritrovato lo potrà aiutare a liberare
Anche per i Carabinieri il piccolo si sarebbe allontanato da solo, vagando poi per i boschi circostanti la casa dove vive con i genitori escludono altre possibili ipotesi.
Degli accertamenti i Carabinieri riferiranno alla procura, interessata già da ieri quando ha aperto un fascicolo sulla scomparsa, senza alcun indagato. Rimangono comunque certi aspetti poco chiari della vicenda come: perché il bambino al momento della scomparsa avvenuta nelle ore notturne indossasse i sandali e perché la coppia si sarebbe accorta dell’assenza del bambino intorno a mezzanotte mentre i Carabinieri sarebbero stati avvisati alle 9 di mattina? Un lasso di tempo nel quale, in base a quanto appreso, la coppia avrebbe cercato il figlio intorno a casa, sperando di poterlo ritrovare.
Riguardo a questo ritardo nel dare l’allarme, eventuali profili di responsabilità, al momento non emersi, saranno valutati nei prossimi giorni dall’autorità giudiziaria che, come è prassi, ieri era stata interessata per la scomparsa del bimbo.