Ben ritrovati, sono sempre Niccolò, oggi vorrei parlarvi di un evento avvenuto la settimana scorsa (che ha avuto seguito anche nei giorni successivi). Ma per fare questo devo partire dall’inizio parlandovi del perché ho iniziato a fare Attivismo per l’inclusione e spiegarvi anche cosa sia l’Attivismo per l’inclusione. Dopo aver ricevuto la mia diagnosi mi sono reso conto che noi persone Autistiche siamo trattate dalla società in modo strano, quando si parla di Autismo, o meglio, quando le persone non Autistiche parlano di Autismo, ne parlano come del peggiore dei mali al mondo.
È io mi sono conseguentemente chiesto, vado in frustrazione e agitazione perché la gente non mi ascolta e non mi capisce, ma non mi sento “malato”, non mi sento inferiore, non trovo i miei ragionamenti irrazionali, anzi spesso trovo irrazionali quelli delle persone che mi circondano.
Da questi dubbi mi sono avvicinato grazie al web ad altre persone Autistiche ed ho compreso la grave disinformazione che gira sullo spettro Autistico, ho compreso anche che ogni manuale che parla di Autismo usato ai fini diagnostici non ha il contributo di persone Autistiche, sono solo osservazioni esterne da persone non Autistiche.
Quindi ho iniziato a mettere un discussione tante cose. Dicono abbiamo un “deficit della socialità” ad esempio, ma io ho notato invece nelle mie iterazioni e amicizie con altre persone Autistiche che siamo equipaggiati con un modello sociale diverso da quello della maggior parte della popolazione, più semplice e diretto. Dicono abbiamo un “deficit dell’empatia” ma anche qui ho notato che non manifestiamo emozioni analoghe ma ci concentriamo sulle risoluzioni dei problemi altrui senza coinvolgimento emotivo, quindi una empatia più funzionale (a mio avviso).
Da queste consapevolezze ho deciso di dedicarmi all’Attivismo per informare del mio sentire, portare una nuova consapevolezza dell’Autismo alle persone e conseguentemente ottenere vera inclusione, non solo per le persone Autistiche ad alto funzionamento ma per tutti i livelli dello spettro.
Ed è esattamente questa cosa che ho fatto il 18 di Giugno.
Il 18 Giugno è l’Autistic Pride Day, nato nel 2005 negli stati uniti, in Italia si era festeggiato finora solo online.
Il sottoscritto quest’anno per la prima volta l’ha portato in ben due piazze Italiane. A Lucca in via Beccheria dove ero io in prima persona con un banchetto e gazebo ad informare le persone sull’Autismo, e a Napoli in piazza Dante dove stavano amici genitori di un ragazzo Autistico supporto 3.
Fuori dal web tutto bene, tantissima gente prima ignorante sull’argomento è stata informata su tutti gli aspetti che riguardano l’Autismo.
Nel web invece la cosa ha preso una piega pesante. Centinaia di genitori hanno attaccato la giornata, attaccando noi Attivisti perché (secondo loro) disinformiamo la gente dicendo che “l’Autismo è bello” e neghiamo le difficoltà. Non ho mai negato né privatamente né pubblicamente le difficoltà che vivo e ho vissuto nella mia vita, ma comunque amo me stesso, sono orgoglioso di me stesso e ho il diritto di manifestarlo senza che nessuno, voglia vietarmelo.
Sopratutto se scelgo di manifestarlo aiutando gli altri, dando voce alle persone Autistiche che non hanno voce, mettendo i supporti 2 e 3 davanti me stesso. Sono rimasto deluso da questi genitori che ogni giorno vivono di invidia perché i loro figli non parlano e noi si è che non comprendono che le persone Autistiche che come me fanno
Attivismo per l’inclusione vogliono aiutare, spesso riuscendoci più degli stessi genitori. Vogliamo ottenere i diritti negati a tutti, viviamo nel mezzo ai due mondi, tra persone non
Autistiche e persone Autistiche non vocali, facciamo questo percependolo come una nostra responsabilità, essere il ponte tra i due mondi.
Oggi ho voluto parlarvi di questo perché spero che magari, se fra voi lettori c’è qualche genitore che non ha ancora compreso l’intento delle persone Autistiche che fanno Attivismo, possa finalmente comprenderlo.