Dilatare a 42 giorni l’intervallo fra la prima e la seconda dose dei vaccini anti Covid, come Pfizer-BioNTech e Moderna ha permesso un cambio di passo nella campagna vaccinale e di avere a disposizione tre milioni di dosi per vaccinare la fascia d’età che va da 60 a 69 anni. Lo ha detto il presidente dell’Agenzia Italiana del farmaco (AIFA), Giorgio Palù, nell’audizione alla Commissione Sanità del Senato.
«L’Aifa ha deciso di procrastinate da 21 a 42 giorni sulla base di almeno quattro studi fatti in Gran Bretagna (che dimostravano anche in questa modalità l’efficacia del vaccino sia nel prevenire la malattia, sia nella durata degli anticorpi contro la Spike, la grande proteina del virus SarsCoV2che è l’obiettivo di tutti i vaccini anti Covid finora approvati. Il parere dell’Italia, ha proseguito Palù, è arrivato dopo quello della Germania ed è stato adottato dall’Aifa in seguito alle valutazioni fatte da Consiglio Superiore di Sanità (Css), Comitato Tecnico Scientifico (Cts) e ministero della Salute. La decisione è stata presa anche grazie all’esigenza del generale Figliuolo, “che ci ha resi edotti che spostando l’intervallo a 42 giorni avremmo avuto tre milioni di dosi in più per coprire la fascia più esposta della popolazione, ossia quella di età compresa fra 60-69 anni».