Recovery. Sardegna esclusa dall’alta velocità: la delusione dei politici locali

Posizioni contrastanti in Sardegna dopo che Mario Draghi ha illustrato il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) alle Camere. In particolare non passa inosservato il fatto che l’Isola non sia citata nella parte dedicata agli “investimenti sulla rete ferroviaria” e all’estensione dell’alta velocità al Sud. Si considerano infatti altre tratte, come la Napoli-Bari, la Palermo-Catania e la Salerno-Reggio Calabria. Certamente, delle risorse previste per tutte le sei missioni del PNRR beneficerà anche la Sardegna, come tutte le altre Regioni, come pure del fatto che ben 82 miliardi di euro saranno dedicati allo sviluppo del Mezzogiorno, ma la sensazione percepita da più parti è che il Recovery Plan non sarà la chiave di svolta per colmare il gap dell’Insularità.

«Non vedo nulla di diretto per i trasporti – spiega la vicepresidente della Regione e assessora del Lavoro Alessandra Zedda – io avrei messo in sicurezza tutto ciò che riguarda il trasporto aereo e marittimo da e per l’Isola».

Il deputato di Fratelli d’Italia Salvatore Deidda manifesta «profonda delusione perché la Regione non è mai menzionata nel capitolo sulle ferrovie: solo riferimenti al collegamento tra porto e aeroporto di Olbia e investimenti per la stazione di Oristano, mentre nessuno per la rete ferroviaria Olbia-Nuoro, già oggetto di mie interrogazioni».

Per quanto riguarda la Transizione ecologica, il consigliere regionale di Sardegna 20Venti Stefano Tunis osserva che «il Piano parla di green new deal e del contesto produttivo adatto a non alterare l’ambiente, ma tace sul fatto che altri modelli produttivi l’hanno fortemente inquinato, e la posta sul recupero ambientale è inesistente».

Secondo il vicepresidente della commissione Bilancio Cesare Moriconi (Pd) la domanda da porsi è se la Sardegna potrà superare i divari legati all’insularità: «Purtroppo in quest’occasione non abbiamo saputo combattere la battaglia per colmare il gap – osserva -, non abbiamo colto nemmeno lo spiraglio del fondo aggiuntivo che fa parte dei 248 milioni e che Draghi ha istituito per derogare alle regole rigorose dell’Ue così da recuperare i progetti in eccedenza. Insomma, è mancata la negoziazione politica».

Il consigliere dem Roberto Deriu scrive in una nota che «la Sardegna non arriva pronta alle sfide contemporanee: è sul palcoscenico del XXI secolo da comparsa. Rimedì? Sì, ma non sono le ricette demagogiche, non sono le bacchette magiche. Serve invece una nuova grande azione congiunta delle forze migliori, ovunque siano». La verità, attacca l’esponente dell’opposizione, è che da molti anni l’amministrazione pubblica nelle sue molte componenti non si è attrezzata alla pianificazione e alla programmazione. Ci sono molte difficoltà da superare, molte riforme da fare, nessun populista, nessun demagogo, né di destra né di sinistra è in grado di affrontare». E ora per Deriu tutto è più difficile: «Debole è il Centro regionale di programmazione, sguarniti gli assessorati, devastato l’apparato sanitario, sgangherati gli enti, con qualche piccola eccezione produttiva e innovativa. Solo l’università ha avuto, negli ultimi sette anni, un recupero di risorse materiali e umane e d’iniziativa».

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Salvatore