La proposta progettuale della strada ferrata nel nuorese, per raggiungere punti nevralgici alle popolazioni quivi residenti, nasce spontaneamente dalla decennale denuncia di arretratezza strutturale della rete stradale e dalla volontà di concorrere alla proficua utilizzazione economica dei fondi del recovery plan.
La condizione testè denunciata è vieppiù acuita nelle tendenze governative all’accorpamento ed all’unione di funzioni e servizi (si pensi al piano di dimensionamento scolastico, all’esercizio di funzioni associate dei comuni e unioni di comuni, i servizi di primo soccorso ed ospedalieri). L’attuale sistema di trasporto pubblico infatti, nel nuorese, è pressoché inesistente – o quanto meno non risponde alle moderne esigenze di studenti e lavoratori – finanche inadeguato alle misure di riorganizzazione dei servizi pubblici essenziali.
Il fatto che il movimento invochi valori e principii di ordine costituzionale, si tratta con ogni evidenza di un grido di aiuto, un soccorso perchè sia superata la logica della città metropolitana come attrattore esclusivo delle grandi opere e motore dell’economia regionale. È vero ed è fondamentale lo sviluppo di servizi portuali ed aeroportuali per l’economia regionale, ma riteniamo che una tale visione sia soltanto teorica anziché strutturale a fondare il diritto del cittadino dell’entroterra alla mobilità e alla pari dignità del conterraneo di Cagliari o Sassari; rimandare un investimento infrastrutturale nel centro Sardegna significa, peraltro, alimentare (probabilmente in via definitiva) un’economia a corrente alternata e così del rilancio di un’area a forte attrazione turistica.
Sulle potenzialità della montagna e del mare depongono a favore la costante crescita della presenza turistica, ancora marginale rispetto alle ambizioni dell’impulso di un territorio che resiste faticosamente e che culla l’idea di una struttura che agevoli la mobilità locale e regionale per finalità di studio, lavoro e turismo.
Rimandare un intervento di tale portata, ancora, significherebbe rinunciare a costruire quelle strutture antropiche per l’autosufficienza della popolazione residente e al più concreto contributo alla lotta allo spopolamento