Esegesi delle tartarughine nuoresi

Sonia

Esegesi delle tartarughine nuoresi

giovedì 25 Marzo 2021 - 16:15
Esegesi delle tartarughine nuoresi

Rotaie (foto Renato D'Ascanio Ticca)

La proposta progettuale della strada ferrata nel nuorese, per raggiungere punti nevralgici alle popolazioni quivi residenti, nasce spontaneamente dalla decennale denuncia di arretratezza strutturale della rete stradale e dalla volontà di concorrere alla proficua utilizzazione economica dei fondi del recovery plan.

La condizione testè denunciata è vieppiù acuita nelle tendenze governative all’accorpamento ed all’unione di funzioni e servizi (si pensi al piano di dimensionamento scolastico, all’esercizio di funzioni associate dei comuni e unioni di comuni, i servizi di primo soccorso ed ospedalieri). L’attuale sistema di trasporto pubblico infatti, nel nuorese, è pressoché inesistente – o quanto meno non risponde alle moderne esigenze di studenti e lavoratori – finanche inadeguato alle misure di riorganizzazione dei servizi pubblici essenziali.

Il fatto che il movimento invochi valori e principii di ordine costituzionale, si tratta con ogni evidenza di un grido di aiuto, un soccorso perchè sia superata la logica della città metropolitana come attrattore esclusivo delle grandi opere e motore dell’economia regionale. È vero ed è fondamentale lo sviluppo di servizi portuali ed aeroportuali per l’economia regionale, ma riteniamo che una tale visione sia soltanto teorica anziché strutturale a fondare il diritto del cittadino dell’entroterra alla mobilità e alla pari dignità del conterraneo di Cagliari o Sassari; rimandare un investimento infrastrutturale nel centro Sardegna significa, peraltro, alimentare (probabilmente in via definitiva) un’economia a corrente alternata e così del rilancio di un’area a forte attrazione turistica.

Sulle potenzialità della montagna e del mare depongono a favore la costante crescita della presenza turistica, ancora marginale rispetto alle ambizioni dell’impulso di un territorio che resiste faticosamente e che culla l’idea di una struttura che agevoli la mobilità locale e regionale per finalità di studio, lavoro e turismo.

Rimandare un intervento di tale portata, ancora, significherebbe rinunciare a costruire quelle strutture antropiche per l’autosufficienza della popolazione residente e al più concreto contributo alla lotta allo spopolamento

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