Bambini e ragazzini, anche di soli 11 anni, decapitati dai militanti islamici nella provincia di Cabo Delgado, nord del Mozambico. Lo denuncia Save the Children nel suo ultimo rapporto che ha raccolto le strazianti testimonianze delle madre di alcuni ragazzi trucidati dai terroristi legati all’ISIS.
Elsa, una madre di 28 anni, ha raccontato la decapitazione del figlio maggiore, Filipe, 12 anni, avvenuta vicino a dove si era nascosta con gli altri tre figli. Ha detto: «Quella notte il nostro villaggio è stato attaccato e le case sono state bruciate. Quando tutto è iniziato, ero a casa con i miei quattro figli. Abbiamo cercato di scappare nel bosco, ma hanno preso mio figlio maggiore e lo hanno decapitato. Non abbiamo potuto fare nulla perché saremmo stati uccisi anche noi ».
Dall’inizio dell’insurrezione islamista nel 2017, oltre 2.500 persone sono state uccise e 700.000 sono dovute fuggire dai loro villaggi.
«Queste storie ci hanno sconvolto ha raccontato alla BBC il direttore di Save the Children in Mozambico, Chance Briggs. Questa violenza deve finire, le famiglie di rifugiati devono essere aiutate».
Non è la prima volta che emergono notizie di civili decapitati dai militanti islamici in Mozambico. Lo scorso novembre, media locali riportano la notizia di oltre 50 persona decapitate su un campo da calcio a Cabo Delgado. Ad aprile dell’anno scorso decine di civili furono uccisi in un attacco contro un villaggio. Gruppi per diritti umani hanno accusato anche le forze di sicurezza di abusi, torture e omicidi nel corso di operazioni contro i jihadisti. Ieri funzionari dell’Ambasciata Usa a Maputo hanno annunciato che militari americani addestreranno per i prossimi due mesi soldati del Mozambico e forniranno equipaggiamento medico e per le comunicazioni.