Cinquanta sfumature di Festival: “La strana edizione di Sanremo” raccontata da Simona Fruzzetti”

Il 71° Festival della canzone italiana sotto il segno della pandemia sanitaria da Covid -19 lo ricorderemo tutti anche per le modalità particolari con le quali si sta svolgendo: senza pubblico in presenza per la prima volta nella sua storia. Nella terza serata, abbiamo scelto un modo particolare di raccontarlo ai nostri lettori cioè attraverso gli occhi di Simona Fruzzetti che in modo sagace ha colto tutte le “sfumature ” del carrozzone italiano più popolare.

Io guardo Sanremo, lo ammetto. Questo carrozzone mi affascina fin dai tempi in cui la mi’nonna diceva ‘Bada che capelli ti c’ha la Romina,’ e poi attaccava a parlarmi di Tyrone Power con gli stessi occhi sognanti che io riservo solo ad Alberto Angela.

Fiorello apre la prima serata con un mantello a metà strada tra ‘Barbie fiore di pesco’ e ‘Gedeone, il Re dell’impollinazione’, con un tripudio di fiori attaccati con la colla a caldo da Giovanni Muciaccia. Il mantello, del peso specifico di un SUV, viene abbandonato presto sul palco causa ernia di un Fiorello già provato dalla scalinata.

Per la seconda sera opta per un look più sobrio: tutto nero con le piume. Di grande effetto se non fosse che mi ricorda una poiana in fin di vita. E pure iettatrice.

Della prima sera ricorderemo Arisa che, sprovvista di elastico per capelli, si ferma la coda di cavallo con un tubo innocenti dedicando la sua canzone ‘Potevi fare di più’ al suo hair stylist, e Max Gazzè apparso sul palco vestito da Leonardo da Vinci. Per votare il cantante il codice è DAN BROWN, ma deve essere prima decifrato da Robert Langdon.

Ai Maneskin va l’onore di avermi svegliato durante il canonico abbiocco sul divano, con rivolo di bava annesso, e per poco non mi parte la valvola mitrale dallo scossone.

Riesco però a rimanere sveglia per ammirare Loredana Bertè che si esibisce dimenticandosi di togliere il filtro ‘farfalline’ di Instagram. Favolosa come sempre, l’unica cantante della quale so tutte le canzoni a memoria e questa la dice lunga sulla mia età. Ergo: comincerò a breve a parlare di Tyrone Power con gli occhi a cuoricino come la mi’nonna.

Nella seconda serata continuano a presentarsi sul palco cantanti a me sconosciuti e capisco, con estrema vergogna devo dire, che ho una preparazione in ambito musicale pari solo alla mia conoscenza della fisica quantistica. Mi punirò percuotendomi con l’erogatore d’acqua la prossima volta che eseguirò un concerto sotto la doccia.

Non sono mancati momenti molto intimi in questo Sanremo, infatti abbiamo scoperto che la moglie di Fiorello nell’intimità lo chiama Amorino. Lui ci tiene a spiegare in diretta nazionale che è un bel soprannome: un angioletto alato, tutto riccioli e amore. In pratica un putto. Non guaderò più una fontana con gli stessi occhi. Amadeus invece, titubante come la sottoscritta quando le chiedono se fa mai le puzzette, balbetta un po’, incespica, poi ammette candido: “Mi chiama PATATO.” First reaction: SHOCK! Poi sono corsa a togliere tutti i pezzetti di patata dal minestrone congelato perché già la dieta è dura, e pensare ad Amadeus pure in quel frangente potrebbe crearmi dei seri problemi.

La terza serata, quella dei duetti, si è aperta con Giuliano Sangiorgi che sussulta spaventato alla vista di Amadeus. A momenti gli piglia un coccolone e si porta una mano al petto ansimando. Io lo capisco, ho la stessa reazione quando mi appare all’improvviso mia suocera davanti.

La serata prosegue con frequenti problemi ai microfoni, che spinge gli ignari italiani davanti alla TV a pensare seriamente di munirsi di apparecchio acustico. Ci parevano tutti incomprensibili e fuori tempo. Dopo varie performance in cui ci chiedevamo a quanto ammontasse un preventivo, il nostro Patato, con un guizzo, capisce che il problema non siamo noi, ma sono loro.

Ci siamo persi sei esibizioni, le cui canzoni ci arrivavano sotto forma di codice fiscale letto al contrario quando siamo ‘mbriachi, ma grazie al suo intervento abbiamo potuto ammirare ed ascoltare Damiano e Manuel Agnelli in tutta la loro magnificenza. La loro seducente, virile e intrigante performance alla ‘Sbattimi come una tovaglia sul terrazzo’ mi ha spinto a lanciare tutti i reggiseni che possiedo facendomi fare al tempo stesso il cambio degli armadi. Avrei voluto telefonare a Christian Grey per fargli capire che ‘quelle’ sono le vere 50 sfumature di grigio, più precisamente lo smokey eyes di Damiano e la barba di tre giorni di Agnelli.

Perché loro non cantano, loro ti seducono. FORTE.

Simona Fruzzetti

Simona Fruzzetti è un’autrice toscana con all’attivo sei romanzi. L’ultimo, Io ti salverò, è finalista al Premio Garfagnana in Giallo. Sul suo profilo Facebook riversa i suoi deliri parlando di tutto ciò che la circonda: famiglia, attualità, società e costume. Presente in varie antologie e rubriche, ha un blog e lavora dietro le quinte di uno spettacolo teatrale interamente basato sui suoi testi.

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Sonia