È morto Lawrence Ferlinghetti, poeta della Beat Generation, aveva 101 anni

Lawrence Ferlinghetti è morto. Il poeta statunitense , fondatore dell’iconica libreria di San Francisco, tempio della generazione della Beat Generation aveva di 101 anni. A dare la notizia il figlio Lorenzo, spiegando come il decesso è avvenuto ieri nell’abitazione del poeta a San Francisco ed è stato causato da una malattia polmonare.

“Little Boy, cresciuto da romantico contestatore, ha conservato la sua giovanile visione di una vita destinata a durare per sempre, immortale come lo è ogni giovane, convinto che la sua identità speciale non morrà mai”‘: si conclude così, con una dichiarazione di innocenza mai perduta, Little Boy, l’autobiografia – uscita per il centenario – di quel fanciullino di Lawrence Ferlinghetti, uno dei padri della Beat Generation, scopritore di Allen Ginsberg, Jack Kerouac, William S. Burroughs, Gregory Corso e tanti altri.

Lawrence Ferlinghetti nel 1958

Ferlinghetti si è sempre proclamato ammiratore dell’ideale anarchico e in quella scia è sempre vissuto fedele ai suoi principi e alla letteratura.

Nato a New York il 24 marzo 1919, ha subito una vita non facile, col padre morto prima che la madre partorisca e venga, poco dopo, rinchiusa in manicomio, da cui esce dopo sei anni, chiedendo di riaverlo, ma lui sceglie di restare nella famiglia che lo ha accolto. Poi vive alcuni anni a Manhattan facendo lavoretti e studiando sino a quando scoppia la seconda guerra mondiale e viene arruolato in marina, finendo un giorno per trovarsi tra le rovine di Nagasaki un mese e mezzo dopo lo scoppio della bomba atomica: “L’inferno in terra che mi rese all’istante pacifista per tutta la vita”. Dopo andrà a Parigi, studierà alla Sorbona, prima di tornare in America e stabilirsi all’Ovest nell’allora piccola cittadina di San Francisco, dove apre una libreria per poter stare dietro la cassa a leggere e scrivere in pace e comincia a frequentare quelli che saranno definiti Beat, cambiando per sempre la propria vita.

Lawrence Ferlinghetti

“L’universo trattiene il suo respiro / C’è silenzio nell’aria / La vita pulsa ovunque / La cosa chiamata morte non esiste” e lui continua a scrivere e lavorare, ormai quasi cieco, grazie all’aiuto e l’amicizia di Mario Zanetti. Poeta di successo, narratore, ma anche pittore, memoria di quegli anni che hanno segnato la cultura americana del dopoguerra, Ferlinghetti è stato un po’ l’imprenditore di tanti amici, l’editore di un gruppo cui letterariamente in fondo non ha mai appartenuto artisticamente, visto che la sua scrittura ha altre origini e va in altra direzione, partendo da Samuel Beckett e “Jimmy Joyce maestro di risate dietro il farfugliare sublime di Finnegans”.

Lawrence Ferlinghetti

Lo testimoniano ancora le quasi duecento pagine di Little Boy, in cui si parla anche dell’Italia, dei suoi soggiorni, del caffè Greco, paese che ama, l’unico dove abbia dato il permesso di aprire negli anni ’90 una succursale della sua City Lights a Firenze, dove ha esposto i suoi quadri a Roma e, nel 2011, ha partecipato alle celebrazioni del 150 anniversario dell’Unità, durante le quali gli è stata dedicata una grande mostra omaggio a Torino.

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Salvatore