Per la prima volta, da chissà quanti anni, la mattina del martedì grasso, il corso di Bosa non si è riempito di maschere, con vestiti da donna in lutto, che piangono le disgrazie di una pupattola, spesso priva di qualche arto, ma corredata di simboli fallici, retaggio di antichi culti sulla morte e rinascita della natura.
Il Sindaco di Bosa, Piero Casula che, come quasi tutti agli altri amministratori della città, anche in anni precedenti, non ha mancato mai di partecipare, mascherato, alla festa generale, ha inviato una lettera ai suoi concittadini pregandoli di rinunciare alla manifestazione tanto cara ai bosani. “Da una anno a questa parte – scrive Casula – abbiamo chiesto tantissimo, in termini di rinunce e sacrifici: sanità, scuola, lavoro, ma soprattutto ai giovani, alla loro voglia di vivere. La spontaneità e la spensieratezza giovanile, unite al clima del Carnevale, creano il giusto mix per vivere questi momenti, come è giusto che sia. C’è però un grande ma, non possiamo permetterci il rischio di affrontare una nuova ondata di Covid. Ce lo impongono il rispetto della sofferenza e i tanti morti che anche Bosa ha pagato, per gli enormi sacrifici fatti dagli operatori che hanno dovuto chiudere le loro attività, per i tanti sacrifici che le famiglie hanno fatto nel portare avanti la loro esistenza”.
La pandemia è ancora presente, continua Casula. La missiva si rivolge soprattutto ai giovani per dire che una rinuncia oggi vale il ritorno alla normalità domani, ma anche agli operatori che , dopo un anno di chiusura, non possono vanificare tutto per uno due giorni di apertura. La lettera prosegue esortando alla pazienza. “Ci saranno tanti altri Carnevali” conclude Piero Casula. La città è stata colpita duramente dalla pandemia, che ha seminato ben dodici vittime mentre, fino ad un paio di giorni fa, risultavano 8 positivi. Da qui la preoccupazione del Sindaco di Bosa che non ha cessato mai di informare i suoi amministrati della situazione.
Pier Gavino Vacca