Il Presidente del Consiglio Comunale di Nuoro Sebastian Cocco ha voluto ricordare con una nota le vittime delle foibe, delle quali oggi si celebra la Giornata del ricordo:
“Le ricorrenze come quella della Giornata del ricordo delle vittime delle foibe, diventano ogni anno un’occasione di scontro tra tifoserie all’interno della politica e della società.
Destra e sinistra, sotto questo profilo, hanno pari responsabilità confidando sul fatto che le vicende storiche, lungi dall’essere analizzate e contestualizzate, diventano argomento di lotta politica. Se leggessimo la tragedia delle foibe e degli esuli dalla Jugoslavia con le lenti della obiettività, ci renderemmo conto di un paio di cose.
Primo. Ad essere torturati, ammazzati violentati non furono solo gli abitanti di Fiume, Istria e Dalmazia, non solo i militari fascisti della RSI e i collaborazionisti che non erano riusciti a scappare per tempo ma anche partigiani italiani, compresi quelli comunisti, ammazzati perché non condividevano i progetti annessionisti dei kompagni nazionalisti jugoslavi, i finanzieri sardi insorti contro i tedeschi e infoibati a Basovizza, i minatori sardi gettati nei pozzi dell’Arsia. E tanti, tantissimi bambini.
Secondo. La “questione del confine orientale” ebbe inizio nel 1920 con il Trattato di Rapallo con il quale l’Italia e il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni stabilirono consensualmente i confini dei due Regni e le rispettive sovranità, nel rispetto reciproco dei principi di nazionalità e di autodeterminazione dei popoli. In seguito a questo, Mussolini volle “italianizzare” i cognomi dei cittadini di Istria, Fiume e Dalmazia, impedendo persino di parlare la loro lingua, con le sanzioni note del regime fascista. Altrettanto fecero gli altri Paesi nei confronti degli italiani, creando un conflitto etnico spaventoso.
Questo ha creato il nazionalismo nel corso della storia: disumanizzazione, sradicamento dalle proprie radici, sangue, morte.
Insomma, ci renderemmo conto che troppe volte in questi anni le ragioni della ricerca storica sono state sopraffatte da quelle della strumentalità politica. Da ciò un insieme di banalizzazioni, rimozioni ed enfasi, di polemiche, di faziosità, di veleni.
Ma la storia è complessa, e va studiata come tale. E allora, questi fatti storici tenuti troppo a lungo nascosti alla memoria – solo nel ’91 il Presidente Cossiga si recò a Basovizza e qualche anno dopo Oscar Luigi Scalfaro, sino al 2004 con la legge istitutiva della Giornata del Ricordo- rappresentano un dramma nazionale verso cui troppo spesso c’è stata indifferenza e negazionismo.
Come è capitato, è purtroppo capita ancora, per la Shoah. Ecco, indifferenza e negazionismo sono tra i principali mali del nostro tempo.
L’operazione culturale migliore, nelle scuole, nelle associazioni, nelle istituzioni, nella comunità nazionale è quella di coltivare lo studio e la memoria. Solo così saremo in grado di capire da dove veniamo ed evitare che tragedie del genere succedano di nuovo.”
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