È una guerra di numeri, quella che si preannuncia martedì in Senato quando il premier Conte affronterà in Parlamento la sfida aperta da Matteo Renzi e cercherà di far sopravvivere il governo.
Il Pd di Nicola Zingaretti si dice pronto a sostenere un allargamento della maggioranza, ma chiede di concretizzare quel cambio di passo invocato a più riprese nelle ultime settimane. Mentre Italia viva, dopo aver ritirato le ministre e aver aperto la crisi, lascia uno spiraglio: “Se Conte scioglie alcuni nodi, ci siamo”.
Qualsiasi passo indietro è impossibile, dice però Vito Crimi: “Con Renzi la situazione è e resta invariabile: abbiamo chiuso”. Raggiungere quota 161 a Palazzo Madama, vale a dire la maggioranza assoluta, appare una chimera. E se l’ex sindaco di Firenze fissa qui l’asticella, i ragionamenti della maggioranza di governo sono però diversi: basterà incassare la fiducia, anche se ci si dovesse fermare, come appare molto probabile, sotto questo traguardo. E’ un giorno di trattative e contatti con i ‘costruttori’, che vengono sondati ad uno ad uno. E intanto arriva il secondo ‘contenitore’ che potrebbe ospitare proprio i responsabili: dopo l’apertura del Psi, anche il Movimento per gli italiani all’estero, che vota da sempre a sostegno dell’esecutivo, cambia nome e diventa “Maie-Italia 23”.
A spiegarne la missione, il presidente Ricardo Merlo (che è anche sottosegretario agli Esteri): “Vogliamo essere uno spazio politico che ha come punto di riferimento Giuseppe Conte”. La nuova componente riceve subito l’adesione dell’ex 5S Maurizio Buccarella, che fa salire così a 5 il numero dei componenti.
Ancora troppo pochi per dare vita, però, ad un gruppo indipendente. I corridoi di Palazzo Madama sono vuoti ma i contatti sono frenetici, come numerose le smentite di quanti sono stati annoverati nel gruppo dei nuovi responsabili: Conzatti, Vono, Pacifico e Masini mettono in chiaro la loro indisponibilità a qualsiasi tipo di soccorso. Paola Binetti, senatrice Udc, anche, ma con un distinguo: da sola non lascerebbe l’opposizione per traghettarsi nelle fila della maggioranza, ma se tutto il suo gruppo facesse un passo a fianco dell’esecutivo Conte lei seguirebbe. Il partito ufficialmente smentisce di essere pronto a cambiare posizionamento in Parlamento, ma le interlocuzioni sono in corso, secondo quando raccontano diverse fonti parlamentari. Tanto più che anche la Conferenza episcopale dei vescovi ha rotto le righe e ha deciso di appoggiare apertamente i nuovi costruttori: “Ci attendono mesi difficili in cui ricostruire le nostre comunità”, ha detto il cardinal Gualtiero Bassetti, parlando della crisi politica.
Lunedì il presidente del Consiglio affronterà l’Aula di Montecitorio, dove i numeri sono dalla sua, mentre martedì sarà in Senato e qui la maggioranza ha sempre corso sul filo ed ora, senza i 18 senatori di Italia viva, è scesa sotto quota 150.
Sarà un discorso per il rilancio dell’azione del governo quello del premier, a cui seguirà un voto di fiducia. Italia Viva, che dopo aver alzato un muro abbassa i toni e fa intendere che uno spazio ancora per il dialogo c’è, sarebbe orientata all’astensione. Una scelta che serve a Renzi per trattenere i suoi ed evitare che tornino tra le fila dei Dem. Ma quello di Renzi potrebbe essere letto anche come il segnale di un’apertura, e che prima o poi potrebbe essere colto.
Movimenti che vengono registrati e che fanno sorgere sospetti nella pattuglia dei costruttori: “Le maggioranze più vaste sono e meglio è… – osserva Clemente Mastella – ma nessuno pensi di recuperare il dialogo con Iv alle spalle dei “responsabili”. Non siamo i polli di Renzi”.
Calcoli numerici e calcoli politici, che chiaramente si fanno anche nel centrodestra. Matteo Salvini scommette sull’arrivo di “tanti” M5S: “vedo più arrivi che partenze”, assicura.