Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, con accanto il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, manda un messaggio rassicurante, ad alcuni giorni dal varo di una legge di Bilancio che stanzia “risorse significative, nonostante il contesto difficile che stiamo attraversando”.
Una manovra che “non aumenta le tasse” e, anzi, pone le basi per la riforma del fisco, su cui si comincerà a lavorare “da subito”, con “il primo tassello” dell’assegno unico per i figli. L’assegno arriverà “fino a 200 euro a figlio“, annuncia il ministro dell’Economia, spiegando che per il 2021 il governo sta dispiegando “70 miliardi per la ripresa” tra i 39-40 della manovra e i 31 lasciati in eredità dai decreti per l’emergenza, dal Cura Italia fino al decreto agosto.
L’assegno unico è previsto per tutti i cittadini italiani, dell’Unione europea e degli extracomunitari con permesso di soggiorno di lungo periodo, di lavoro o di ricerca, ma residenti in Italia da almeno due anni (anche non continuativi). Per ottenerlo bisogna avere dei figli a carico, dal settimo mese di gravidanza fino ai 21 anni di età. Potranno beneficiare dell’assegno i lavoratori dipendenti, pubblici e privati, gli autonomi, i liberi professionisti e i disoccupati.
Si potrà beneficiare della misura in due modi: o tramite assegno o tramite credito d’imposta da utilizzare in compensazione con la dichiarazione dei redditi. Nel primo caso, l’ammontare dell’assegno potrà variare da nucleo a nucleo, in quanto formato da una quota fissa e da una variabile. Quest’ultima sarà calcolata in base al numero dei figli, della loro età e dell’ISEE.
Si prevede che l’assegno avrà una maggiorazione del 20% dal secondo figlio in poi, e la percentuale aumenterà dal 30% a il 50% nel caso di figli disabili. Qualora la condizione di disabilità sia permanente, anche l’assegno avrà validità per tutta la vita, senza limiti anagrafici.
Il ministro per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, ipotizza una cifra tra i 200 euro e i 250 euro.
Il limite di età per ricevere l’assegno unico arriva sino ai 21. I figli maggiorenni, però, avranno un assegno ridotto rispetto ai minorenni e dovranno essere iscritti all’università o a un corso di formazione scolastica o professionale, oppure svolgere il servizio civile, un tirocinio o un’attività lavorativa limitata che assicuri un reddito molto basso. Rientrano nella categoria anche i ragazzi disoccupati e in cerca di lavoro.