«Siamo in una fase nuova, con una risalita dei contagi, nella quale è necessario più rigore per evitare in tutti i modi misure più restrittive per le attività produttive e sociali».
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte annuncia la nuova stretta per evitare che l’Italia ripiombi nei mesi bui dell’emergenza Covid, con gli ospedali al collasso e la fila delle bare sui camion militari, e per tutelare la salute che resta al primo posto tra le priorità del governo: obbligo di indossare sempre la mascherina e attenzione massima anche nelle case, quando si è in compagnia di familiari e amici. Il balzo in avanti dei contagi, con 3.678 nuovi casi, mille più in un giorno e soprattutto un incremento che non si registrava dal 16 aprile con il paese in lockdown, e le 31 vittime – mai così tante dalla fine di giugno – non lasciano spazio alle interpretazioni: il virus avanza in tutte le Regioni ormai da dieci settimane consecutive.
«È il momento di rialzare l’attenzione – conferma il ministro della Salute Roberto Speranza, con governo e cittadini che devono avere tutti un unico obiettivo – per evitare un nuovo lockdown nazionale» che il paese non reggerebbe, dal punto di vista economico e sociale.
Le nuove restrizioni arrivano al termine del Consiglio dei ministri che ha approvato la delibera per la proroga dello stato d’emergenza fino al 31 gennaio 2021 e il decreto legge che estende i provvedimenti attualmente in vigore fino al 15 ottobre. Entro quella data ci sarà il nuovo DPCM ma intanto il governo ha varato quelle che ritiene le misure più urgenti. A partire dall’uso delle mascherine, dal quale sono esentati solo i bambini al di sotto dei 6 anni, chi fa attività motoria e chi è affetto da patologie e disabilità non compatibili con l’utilizzo.
«D’ora in poi bisogna portarle con sé quando si esce di casa e indossarle in ogni caso – dice il premier – a meno che non ci si trovi in una situazione di continuativo isolamento, ad esempio se si è isolati in campagna o in montagna. Per il resto la mascherina comunque va non solo portata ma anche indossata». Un concetto chiarito nella nota di palazzo Chigi: “i dispositivi di protezione non andranno utilizzati solo nei luoghi chiusi accessibili al pubblico, come è stato fino ad oggi, ma anche nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private e anche in tutti i luoghi all’aperto”. Unica eccezione, quando è garantita “in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi”.
Il premier si spinge però oltre e invita gli italiani ad essere prudenti in casa. Una “forte raccomandazione” a usare la mascherina e a mantenere la distanza anche nelle abitazioni private quando si ricevono amici e familiari, perché è lì che si sta diffondendo il contagio. Vengono invece confermati tutti i protocolli attualmente previsti per le attività economiche, produttive, amministrative e sociali. Dunque nei luoghi di lavoro restano le regole di sicurezza in vigore. Così come non cambiano le misure all’interno delle scuole: la mascherina va utilizzata ogni qual volta ci si muove mentre quando si è al banco, se viene rispettata la distanza di un metro, si può stare senza.
L’altro punto su cui è intervenuto il governo riguarda i poteri delle Regioni. I governatori potranno continuare ad emanare ordinanze più dure rispetto ai provvedimenti dell’esecutivo ma non potranno adottarne di più “ampliative”, quindi più permissive, se non “d’intesa” con il ministro della Salute e dopo il parere del Cts. «Abbiamo ritenuto opportuno e necessario – dice Conte – recuperare il rapporto tra Stato e Regioni che avevamo costruito nella fase più dura».
«Con le scelte di oggi – aggiunge Speranza – segniamo un cambio, non più ordinanze per allargare ma ordinanze che cominciano a dire ‘attenzione perché la situazione è seria e delicata’». Non uno strappo dunque ma, nell’ottica del governo, un ritorno alla collaborazione di febbraio e marzo confermata anche dalla riapertura della cabina di regia tra esecutivo ed enti locali, per avere un confronto quotidiano.
Il presidente della Conferenza Stefano Bonaccini ha già fatto sapere qual è la prima richiesta che arriva dai territori: l’aumento della capienza nelle strutture sportive, nei teatri e nei musei. Un pressing del presidente dell’Emilia Romagna anche in vista del gran premio di formula 1 ad Imola. “Prendiamoci questa settimana per affrontare tutti gli altri nodi che riteniamo necessari» concede il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia. Anche se sarà difficile spiegare ai cittadini perché il governo impone la mascherina anche a chi cammina da solo per strada e poi decide di aprire i palazzetti a più di mille persone. (ANSA).