Dopo aver avviato e concluso accordi economici ed energetici con la Libia e l’Algeria, che le hanno garantito un approvvigionamento di petrolio e gas, la Turchia allarga i propri orizzonti in ambito energetico.
Per niente intimidita dal contrasto con alcuni paesi dell’Unione Europea (Francia, Grecia e Italia) per lo sfruttamento dei giacimenti che si trovano al largo delle coste cipriote, la Turchia ha continuato per la sua strada. Proseguendo le proprie attività sta per inviare la nave Fathi nel Mar Nero per iniziare le operazioni di trivellazione per scoprire la presenza di idrocarburi. La missione della nave rientra in un più ampio piano energetico che Ankara sta seguendo da circa due anni e che si protrarrà per altri tre. Il governo, infatti, ha elaborato un programma di esplorazioni di petrolio e gas fino al 2023 con particolare attenzione alle risorse in mare. La nave, acquistata poco tempo fa da una società inglese è ora utilizzata dalla Turkish Petroleum Corporation (TPAO) per le attività di perforazione nel Mediterraneo, ed è ancorata al largo delle coste di Yenikapı di Istanbul. Dopo aver completato i preparativi tecnici a Istanbul, la nave si dirigerà verso il Mar Nero, come è stato dichiarato dal Ministro dell’Energia e delle Risorse Naturali Fatih Dönmez.
La ripresa delle attività di trivellazione si attua in un momento delicato, come sappiamo mezzo mondo combatte contro la pandemia da Covid 19, ma la Turchia persegue i suoi progetti che vedono l’esplorazione marina di ingenti quadranti di mare. Ciò nell’ottica di affrancare quanto prima la Turchia dalla dipendenza energetica con gli amici/nemici russi. Le parole del Il ministro del Tesoro e delle Finanze Berat Albayrak, vanno tutte in questa direzione, infatti egli ha dichiarato che lo scopo ultimo del vasto programma energetico è quello di consentire lo stop alla dipendenza del settore energetico dalle fonti estere, riducendo il deficit attuale. La politica turca è chiara: rendersi autosufficiente dal punto di vista energetico significherebbe diventare un paese emergente e centrale nello scacchiere vicino orientale. Un obiettivo che Ankara persegue da tempo e che è in linea con la politica estera per certi versi anche disinvolta che la Turchia tiene oggi.
Emanuela Locci
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