Sono 5.129 le persone guarite in Italia dopo aver contratto il coronavirus, 689 in più di ieri. Ieri il dato giornaliero sui guariti era di 415. Sono complessivamente 37.860 i malati di coronavirus in Italia, con un incremento rispetto a mercoledì di 4.670. Il numero dei contagiati – comprese le vittime e i guariti – ha raggiunto i 47.021. Il dato è stato fornito dal commissario per l’emergenza Angelo Borrelli in conferenza stampa alla Protezione Civile. Sono complessivamente 37.860 i malati di coronavirus in Italia, con un incremento rispetto a mercoledì di 4.670. Il numero complessivo dei contagiati – comprese le vittime e i guariti – ha raggiunto i 47.021.
«A noi – prosegue Borrelli – non risultano difficoltà nelle terapie intensive. È evidente che ci siano attività impegnative e sostenute, che tutti i medici siano occupati e si lavori in modo sostenuto, ma a noi non risultano difficoltà. Quando gli ospedali devono alleggerirsi, fanno ricorso alla Cross e fino ad ora tutte le richieste alla Cross sono state accolte. La Cross ha sempre funzionato e ce lo dice anche la Lombardia. Quando è partita l’emergenza, avevamo 5.400 posti nelle terapie intensive, oggi siamo intorno agli 8mila e stanno ancora crescendo e stanno aumentando anche i posti in pneumatologia e nei reparti specializzati. C’è tutta un’attività di potenziamento – ha proseguito – che è stata messa in atto» dalle Regioni e dal governo. Non sapremo mai quando sarà il picco, dicono gli esperti: si parlava ragionevolmente della settimana prossima o successiva, ma non c’è un dato scientifico. Ci sono tendenze o valutazioni. Le misure finora hanno dato risultati: il numero di persone positive è frutto della circolazione del virus precedente alla stretta e ci auguriamo che con misure attuali e che saranno prese ci permetteranno di fermare l’epidemia».
«Smentisco seccamente che il dipartimento di Protezione civile – ci ha tenuto a sottolineare Borrelli – si starebbe preparando per dichiarare le condizioni di biocontenimento su tutto il territorio nazionale da metà aprile. È una fake news che circola, queste false notizie vanno punite, chi le mette in rete deve essere punito: sono destituite di ogni fondamento e sono anche allarmistiche».
Roberto Bernabei, specialista in geratria del Comitato tecnico scientifico, ha specificato che «a fine delle misure di contenimento del coronavirus estesa fino all’estate? Non lo so, tutto è possibile, ancora non lo sappiamo. Finché non avremo una valutazione del picco della pandemia non possiamo fare questi calcoli ulteriori. Il livello di contagi al centro sud è ancora contenuto. Le misure di contenimento iniziano a funzionare, non è successo qualcosa di paragonabile a quanto accaduto al centro nord, dove invece c’era un mucchio di pazienti zero e le cose hanno continuato a esplodere».
«Solo lo 0,8% delle vittime non aveva altre patologie – dice ancora Bernabei – mentre il 25% ne aveva una, un altro 25% due e il 48% tre. E solo il 10% aveva meno di 60 anni. Sono i risultati di uno studio dell’ISS su 355 cartelle cliniche delle prime vittime del Coronavirus. Il dato che fotografa bene la realtà – dice il membro del comitato tecnico scientifico – è che il fattore di rischio vero è quello di avere un’età geriatrica e patologie concomitanti, ipertensione, cardiopatia ischemica, diabete soprattutto, che trovano terreno fertile. È questo che spiega l’eccesso di mortalità».
Intanto il governo ha emesso una nuova ordinanza, con misure più restrittive per contenere il contagio da Coronavirus. Le nuove misure, che si sommano alle esistenti, sono valide dal 21 marzo al 25 marzo, quando scade il DPCM che aveva imposto la stretta a tutti gli spostamenti e la chiusura di bar e negozi. È vietato l’accesso del pubblico ai parchi, alle ville, alle aree gioco e ai giardini pubblici, resta consentito svolgere individualmente attività motoria nei pressi della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona, non è consentito svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto. Chiusi gli esercizi alimentari nelle stazioni ferroviarie e stop agli spostamenti verso le seconde case nei giorni festivi.
A Roma rigorosi controlli su chi va a piedi. “Si raccomanda fermezza nei controlli degli spostamenti a piedi”, si legge nella disposizione di servizio decisa dal Comando generale della Polizia locale di Roma che prevede anche maggiori verifiche nei parchi. “Esiste un preciso divieto di ingresso nei parchi ed anche l’esercizio di attività motoria deve essere svolta nel rispetto del distanziamento interpersonale ed evitando aggregazione di persone”.
E anche la Pasqua si adegua: la data del 12 aprile, resterà invariata, mentre la “messa crismale”, quella di solito celebrata il Giovedì Santo mattina, potrà essere rinviata. Nella messa “in coena Domini” la lavanda dei piedi “si omette”, mentre le processioni e le altre “espressioni di pietà popolare” della Settimana Santa e del Triduo Pasquale si potranno rimandare “in altri giorni convenienti, ad es. il 14 e 15 settembre”. Sono i contenuti di un decreto “In tempo di Covid-19” emanato dal card. Robert Sarah, prefetto per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti, diffuso via Twitter.
Un nuovo caso di contagio è stato registrato nella notte a Vo’ Euganeo, il primo focolaio di Coronavirus in Veneto, dopo giorni in cui il bilancio segnava zero. Dal report della Regione, i positivi nella cittadina padovana sono così 83 dall’inizio dell’epidemia. Padova – escluso Vo’ – è la provincia con più casi (943, +42 rispetto a ieri), seguita da Verona (784, +66) e Treviso (719, +49).
Ed è passato un mese da quando un uomo di 38 anni è diventato il paziente 1 affetto da coronavirus. L’uomo fu trovato positivo a Codogno (Lodi) il 20 febbraio ed è ora in via di guarigione. È uscito dalla terapia intensiva ma è ancora ricoverato. Anche sua moglie, incinta di otto mesi, fu trovata positiva al virus ma è guarita ed è stata dimessa. L’uomo era già stato in ospedale qualche giorno prima ma non gli era stato diagnosticato il Covid-19. Da quel giorno la vita in Lombardia è stata stravolta. All’indomani, il Comune di Codogno, come quello di Castiglione d’Adda e di Casalpusterlengo presero i primi provvedimenti: chiusura dei bar e dei ristoranti. Misure che si rivelarono timide a fronte del numero di contagi nella zona che aumentarono in numero esponenziale.