Coronavirus. Protezione Civile: 12.839 contagiati, 1.016 morti, 213 guariti i più

Salvatore

Coronavirus. Protezione Civile: 12.839 contagiati, 1.016 morti, 213 guariti i più

venerdì 13 Marzo 2020 - 09:18
Coronavirus. Protezione Civile: 12.839 contagiati, 1.016 morti, 213 guariti i più

Con le città che lentamente si fermano, gli operai che chiedono garanzie nelle fabbriche e il mondo che giorno dopo giorno si chiude sempre di più seguendo l’esempio del nostro paese, il coronavirus fa segnare un nuovo record in Italia: con i 189 morti nelle ultime 24 ore l’Italia supera le mille vittime.

Ora sono 1.016 – tre volte i morti del terremoto del centro Italia o dell’Aquila, tanto per dare un’ordine di grandezza – ed è l’ennesima soglia, psicologica soprattutto, che viene abbattuta da un’emergenza la cui fine, a sentire gli scienziati, è ancora molto lontana.

Certo, il dato dei guariti – 213 in un solo giorno, il più alto dall’inizio dell’esplosione del contagio – è sicuramente un’indicazione positiva che ha a che fare con le misure di contenimento prese dalle autorità, ma i numeri sembrano tutt’altro che rallentare: ai 10.590 malati di mercoledì se ne sono aggiunti altri 2.249, per un totale di 12.839, tra cui anche 50 medici di Bergamo e un altro calciatore, Manolo Gabbiadini.

E i ricoverati in terapia intensiva – che restano il 10% circa del totale – sono arrivati a 1.153. Significa che ormai i contagiati da coronavirus occupano il 20% del totale dei posti a disposizione in tutta Italia nelle terapie intensive. Il governo ha già detto che aumenteranno del 50% – e quelli in terapia sub intensiva del 100% – ma serve tempo.

L’ITALIA SI STA SPEGNENDO: Il ministro delle Autonomie Francesco Boccia, che ha partecipato alla riunione con i governatori ha sottolineato che «sull’apertura e chiusura delle fabbriche il governo ha accolto le proposte delle Regioni» le quali, se vogliono, possono chiudere alcune aziende non indispensabili d’intesa con imprenditori e sindacati. Ma quello che non si può fare è chiudere tutto. «Altrimenti – dice – si spegne il paese».

Alle preoccupazioni sulla sicurezza nei luoghi di lavoro ha risposto anche il commissario Borrelli ribadendo che la prima misura di protezione è la distanza di un metro e, in caso non fosse possibile, vanno utilizzate le mascherine. Alla riunione con le Regioni ha partecipato anche il neo commissario Domenico Arcuri, chiamato da Conte ad affiancare le strutture operative. L’Ad di Invitalia e Borrelli – dopo che la Consip ha chiuso la gara da 200 milioni per la fornitura di guanti, camici e mascherine e quella per recuperare sul mercato 67mila kit per il test per il coronavirus – hanno fatto il punto sulle principali urgenze, a partire dalle terapie intensive che necessitano di un potenziamento, ma anche su tutto ciò che riguarda la distribuzione di materiale sanitario e l’eventuale individuazione di nuovi stabilimenti di produzione.

Anche perché, come ha ribadito anche Walter Ricciardi: «è bene che ci cominciamo a abituare a una guerra lunga». La Sars, spiega il consulente del ministro Speranza, «che era meno contagiosa finì verso maggio-giugno. Questa è molto più contagiosa e io ho l’impressione che, se ci va bene e lavoriamo tutti insieme, dovremo arrivare all’estate».

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