Non cessa l’allarme per i reati di sangue ai danni delle donne: nonostante gli omicidi di ambo i sessi siano calati in Italia, rimangono infatti percentualmente più elevati i numeri dei femminicidi. Ad accorgersene è l’analisi statistica condotta dal Procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi nella sua relazione all’anno giudiziario.
Il dato che riguarda l’uccisione di donne nel nostro Paese è tanto più grave, questo il ragionamento del Pg, dal momento che l’Italia è sotto la media Ue, in assoluto, per quanto riguarda gli omicidi in generale. Nel “contesto positivo” del calo degli omicidi con uomini come vittime – 297 nel 2019, dato inferiore a quelli che si registrano in media negli altri Paesi Ue – «è ancora più drammatico il fatto che permangono pressoché stabili, pur in diminuzione, i cosiddetti femminicidi”, ha detto Salvi ritenendoli una “emergenza nazionale”. In particolare, secondo i dati illustrati con allarme dal Pg, “le donne uccise sono state 131 nel 2017, 135 nel 2018 e 103 nel 2019. Aumenta di conseguenza il dato percentuale, rispetto agli omicidi di uomini, in maniera davvero impressionante», ha sottolineato Salvi tralasciando i dati che riguardano gli uomini. L’ultimo Rapporto Eures su ‘Femminicidio e violenza di genere’, ha messo in evidenza come quello familiare sia l’ambiente dove viene commessa la maggior parte di questi reati.
Tra le mura domestiche, o comunque per mano di partner, mariti e fidanzati, vengono commessi oltre l’85% dei delitti con vittime femminili. La coppia si conferma come un ‘luogo’ ad alto rischio. Nel 28% dei casi, la violenza procede il suo corso ingravescente e sono stati riscontrati precedenti maltrattamenti come violenze fisiche, stalking e minacce.
Per l’Eures, il femminicidio rappresenta “l’ultimo anello di una escalation di vessazione e violenze che la presenza di un’efficace rete di supporto potrebbe invece riuscire ad arginare”. Su questo aspetto della ‘rete’, il Primo presidente della Cassazione Giovanni Mammone parlando del ‘Codice rosso’ – l’insieme di norme introdotte a luglio per dare maggiore tutela alle donne abusate – ha sottolineato che «l’intervento in favore delle vittime deve interessare non solo le strutture giudiziarie, ma anche quelle pubbliche (servizi sociali), private (associazioni di volontariato) e sanitarie, sulla base di un modello di intervento di cui dovrà necessariamente essere individuato un credibile soggetto di coordinamento».