Sòleandro è un fiume in piena: le sue parole come le sue canzoni “investono” l’interlocutore facendo emergere la sua anima eclettica. È molto più che l’artista isolano che celebra la sua terra: Sòleandro, nome che gli fu assegnato dal grande Mogol, con il quale ebbe un sodalizio professionale durato 4 anni e che significa “uomo del popolo”, esplicita con il suo ultimo brano “Eva, tue pro a mie”, la speranza del risveglio delle anime dormienti, con la forza energetica della coscienza.
Eva, prima madre degli uomini che: «contiene in sé la parte femminile e maschile – ha spiegato – in un’assoluta totalità di unione.
La forza della coscienza divina si sta ricongiungendo, in un momento in cui quella umana è paralizzata».
Sòleandro ama definirsi entronauta cosmico, artista di strada e uomo libero e canta la voce interiore dell’introspezione nel linguaggio più profondo, consapevole di un disegno divino in cui Eva è Savitri, principessa Indiana soggetto della precedente canzone e le due sono vestite con panni diversi ma unite dal messaggio universale di amore ed unità.
«Eva – ha spiegato l’artista – è portatrice di un messaggio sulla terra e nello stesso tempo parte di essa: arriva nel momento giusto, in concomitanza con i fatti d’attualità e con le ultime vicende sanremesi».
Una canzone del risveglio, quello delle coscienze, di quella parte divina del nostro essere umani che si deve necessariamente esplicitare per la salvezza del nostro mondo cantata dalla voce di uno degli ultimi visionari, artista del “linguaggio”.
F. Becchere
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