Un’opera dove passato e presente s’intrecciano cullati dalla dolce malinconia: questa è la “Ninna nanna de Anton’Istene- Malos bisos e tancas fioridas”, interpretata nel corto disegnato da Manuelle Mureddu e presentata domenica sera nell’auditorium dell’Istituto Superiore Regionale Etnografico di Nuoro.
Il Coro di Nuoro omaggia il suo storico compositore e direttore Gian Paolo Mele che nel 1975 aveva musicato le parole del poeta Montanaru, dopo l’atroce perdita di un figlio appena nato: ed è proprio la celebre ninna nanna cantata nel 1977 che, in un filo d’amore e di continuità, prosegue nella voce del figlio Francesco.
Un lavoro sinergico, di talenti e di sentimenti che rivivono e vivono ancora, accompagnati dalle voci, dalle immagini e dalla tromba di Paolo Fresu.
Una vicenda dolorosa ed umana porta il maestro Gian Paolo Mele a comporre quelle musiche, dopo la perdita, anche per lui come per Montanaru, d’un figlio che da poco aveva visto la luce: un dolore immenso ed innaturale che trova espressione nelle parole e nella musica.
«Sono nato ascoltando i melismi della Ninna Nanna cantata da mio padre – ha detto l’attuale direttore del coro di Nuoro Francesco Mele – Nei miei ricordi di bambino era una bella melodia, ascoltandola immaginavo una madre che addormentava il proprio bambino, poi quel piccolo volto ha avuto un nome: Giovanni, così chiamiamo in casa il fratellino scomparso. Molti anni dopo son diventato padre anch’io, ora arrivo a comprendere da vicino l’armonia composita del brano: da un lato le lacrime di un padre e dall’altro la dignità e la vitalità degli auguri di una vita lucente».
F.B.