Ultimo appuntamento della prima parte della Stagione 2019-2020 al TEN Teatro Eliseo Nuoro, con “I figli della frettolosa”, regia di Gianfranco Berardi (Premio Ubu 2018 miglior attore) e Gabriella Casolari, per la co-produzione di Sardegna Teatro con il Teatro dell’Elfo di Milano e la Fondazione-Luzzati Teatro della Tosse di Genova, in collaborazione con Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti di Milano e di Cagliari.
Due le repliche: mercoledì 18 e giovedì 19 dicembre alle ore 21, con un allestimento che prevede un limite di 60 posti per recita.
“I figli della frettolosa” ha origine da piccole storie biografiche e affronta il tema della diversità, della crisi e della perdita, come racconto di un’esperienza personale e come metafora di una condizione esistenziale che oggi, sempre più sembra somigliare alla condizione esistenziale di un cieco.
Un’idea di Gianfranco Berardi, attore e autore non vedente, e Gabriella Casolari, attrice e autrice, che con la propria compagnia, in maniera reale e in maniera allegorica, utilizzano il tema della cecità e della mancanza come perno della propria poetica. L’intenzione è quella di condurre i partecipanti alla creazione di un atto unico in cui raccontare se stessi possa essere una maniera per raccontare il mondo e, al contempo, in cui raccontare la realtà che ci circonda possa essere il pretesto per conoscersi meglio. Il tema affrontato è quello della cecità e del significato più ampio che ha oggi la parola “vedere”: in un mondo ipereccitato dal bombardamento di immagini e suoni, che neutralizzano i nostri sensi forti, vista e udito, l’attenzione dell’individuo è sempre più distante dalla vera conoscenza dell’essere, dell’esistenza.
Il punto di vista è allora quello di un cieco, di chi guarda ma non vede, percependo la realtà circostante in modo differente.
Un teatro che parte da un’osservazione, da un ascolto della realtà che ci circonda, dal tempo in cui viviamo; tutto quello che accade è specchio di quello che avviene dentro di noi perché il nostro mondo personale, autobiografico e biografico viene messo in parallelo con il mondo che ci circonda. “Cecità”, il romanzo di Josè Saramago ha fornito un’ambientazione, un’atmosfera, un esempio di allegoria e metafora del mondo che volevamo raccontare, ma non ci sono estratti, né riferimenti diretti.