La seconda fase invece sarà dedicata ai cori di scuola nuorese, un fenomeno musicale nato nel capoluogo barbarcino a metà del secolo scorso e in continua espansione.
Rosari cantati e gosos raccolti per la prima volta in un grande progetto interdisciplinare che ha visto in campo l’ISRE, in collaborazione con il Labimus (Laboratorio interdisciplinare sulla musica dell’Università degli Studi di Cagliari) e la Fondazione Andrea Parodi.
Il Progetto Boghes è stato presentato oggi a Nuoro all’ISRE dal referente (che ne ha curato anche la produzione) lo studioso e presidente dell’associazione culturale Imprentas Ottavio Nieddu, da anni inserito nel mondo tradizionale sardo che da 15 anni fa la supervisione dei cori sacri in occasione della festa religiosa di Sant’Efisio. Presenti oltre al direttore e presidente dell’Istituto Manuel Delogu e Giuseppe Pirisi anche Marco Lutzu, responsabile scientifico del progetto, e Diego Pani, etno-musicologo dell’Istituto.
«Un progetto dal quale per la prima volta l’Università realizzerà uno studio scientifico per una tradizione corale molto sentita in Sardegna ma poco conosciuta dagli esperti» ha detto Lutzu evidenziando come questi canti siano fortemente identitari poiché cambiano da territorio a territorio».
Nieddu, invece, ha spiegato nel dettaglio la realizzazione di Boghes: esso si articola in due annualità, nella prima fase, già in fase di realizzazione, oltre cento comunità partendo dal sud dell’Isola sono state registrate e riprese attraverso telecamere e sofisticati apparecchiature, sono stati raccolti rosari cantati, inni di lode e pregadorias. La seconda fase invece sarà dedicata ai cori di scuola nuorese, un fenomeno musicale nato a metà del secolo scorso nel capoluogo barbarcino e in continua espansione.
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