Evangelista (M5s): il Revenge porn è un reato odioso da perseguire per legge

In tempi in cui i casi di bullismo dilagano sulle pagine della cronaca, dando così un volto e una voce anche a i tanti casi taciuti ma subiti in silenzio, l’attenzione si focalizza sempre più su un’altra forma estrema di sopruso, conosciuta come Revenge porn – o per meglio dire porno vendetta – ossia la pratica di diffondere in rete filmati osé dei quali sono protagoniste, inconsapevoli, donne, talvolta minorenni. In genere si tratta di ex, o “amiche”, punite con questa pratica dagli effetti devastanti e dagli esiti in molti casi tragici, per un rifiuto, un abbandono o, come accaduto da poco e vedremo più avanti, in ambito politico.

La storia recente ha visto vicende come quella di Tiziana Cantone, suicida dopo la diffusione che la vedeva protagonista di un video hard divenuto subito virale (APPROFONDISCI) – proprio ieri è stato presentato il libro Uccisa dal web – La vera storia di un femminicidio social che ne ricostruisce la vicenda – o quella (che si potrebbe definire il primo caso di Revenge porn politico italiano) della deputata 5 Stelle Giulia Sarti, della quale nei giorni scorsi sono state diffuse nelle chat di giornalisti e politici foto intime e un video hot  – che, tra l’altro, sembrerebbe essere un falso. Domenica, intanto, la Sarti si è auto sospesa dalla presidenza della Commissione Giustizia in attesa che si chiarisca anche la vicenda dei “rimborsi fantasma” al fondo per le imprese, ma questa è un’altra storia.

La senatrice Evangelista alla presentazione del libro su Tiziana Cantone

Per quanto la questione della porno vendetta sia approdata più volte sul tavolo del garante per la privacy resta il fatto che, una volta che i filmati sono diffusi sul web, è praticamente impossibile bloccarne la diffusione in maniera capillare.

In alcuni stati europei e americani, il Revenge porn è considerato da tempo un reato e ora qualcosa sembra muoversi anche in Italia. Il Movimento 5 Stelle, con prima firmataria la nuorese Lucia Elvira Evangelista, ha elaborato un decreto legge che punta all’inquadramento del fenomeno come un vero e propio reato, assimilabile alla violenza sessuale, e perseguibile come tale.

«L’idea nasce dopo aver firmato una petizione on line e dall’interesse che come avvocato ho sempre avuto nei confronti delle vittime di condotte legate all’uso arbitrario e illegittimo del web e dei social» spiega Evangelista, da noi sentita sull’argomento. «Penso anche alle vittime di bullismo e al sexting. Si tratta di condotte ignobili quelle di pubblicare video o foto con contenuti sessualmente espliciti senza il consenso della persona rappresentata, con effetti psicologici pari a una violenza sessuale. Bisogna fermare questo crimine e educare a un uso consapevole del web, soprattutto i minori».

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Salvatore