Ricerca Agcom, tv al 1/o posto.Crimi, a marzo gli Stati Generali
Più di 8 italiani su 10, ben l’86%, si informano abitualmente sui fatti locali, attraverso tv, radio, quotidiani e servizi online. Certo non tutti allo stesso modo, anzi, con un’accentuata disomogeneità tra diverse aree del Paese. Ma con picchi quasi del 100% nelle regioni dove è forte la specificità culturale e/o linguistica come Val d’Aosta e Trentino Alto Adige (98% e 96%), seguite da Friuli Venezia Giulia (94%) e Sardegna (91%). A raccontarlo è l’Indagine conoscitiva sull’informazione locale presentata oggi dall’Autorità garante per le Comunicazioni, che ha analizzato caratteristiche e dinamiche di domanda e offerta di informazione in Italia, con focus sull’ambito locale.
«Il settore ha subito colpi notevoli dalla diffusione del web – spiega il presidente Agcom, Angelo Marcello Cardani – Sono tendenze difficilmente rovesciabili. Non bisogna fare una battaglia di rallentamento, ma trovare nuove direzioni e risposte. L’ambito locale – aggiunge – è importante anche perché costituisce un tessuto di comunità». In particolare, rivela la ricerca, se forse è prevedibile che la dimensione locale sia più sfumata in Lazio e Lombardia, meno scontato è il basso dato di Veneto (84%), Sicilia (80%) e Piemonte (78%), in ultima posizione.
La tv è il mezzo prediletto, tranne che in Piemonte, Emilia Romagna e Toscana, dove vince ancora il quotidiano. La Rai attraverso il TGR è il primo gruppo di riferimento per l’informazione locale in 14 regioni. Fanno eccezione, in termini di ”total audience informativa”, Trentino Alto Adige con Athesia, Emilia Romagna e Toscana con Monrif, Molise con Telemolise, Puglia con Gruppo Norba e Sardegna con Unione Editoriale.
«Come sta l’editoria in Italia? Dal punto di vista dell’offerta male, ma la domanda è altissima, spasmodica”, commenta il sottosegretario all’editoria Vito Crimi, annunciando ”a marzo gli Stati Generali dell’informazione e dell’editoria con una platea più ampia possibile” che comprenda ”tutta la filiera” fino ai cittadini-fruitori. Gli editori – prosegue – devono avere l’onestà intellettuale di dire ‘contributi ne abbiamo presi tanti». Per superare la crisi ”ora bisogna ragionare se ha più senso indirizzare questo sostegno all’editore a capo della filiera o a tutta la filiera”, riflette Crimi, che di fronte alla rivoluzione del digitale esorta a evitare «lotte senza quartieri per mantenere le proprie posizioni» ma anzi invita l’informazione locale ”a interagire più possibile con i cittadini” e in generale a sfruttare i nuovi mezzi e valutare la possibile ”remunerazione” dei contenuti su web ”sul principio della credibilità: il New York Times è un esempio” «L’informazione è un bene necessario per la democrazia», prosegue nel dibattito il Direttore generale della Fieg, Fabrizio Carotti, ricordando i danni della pirateria on line e «i cali di vendite tra 25-50% nella stampa locale. Un ripensamento dei finanziamenti è necessario – dice – è vero che tutta la filiera è in sofferenza», mentre se esiste un problema di mercato “ad esempio pubblicitario, bisogna rimuovere le cause”.
”Si deve ripartire dai cittadini e dai territori”, dice il Coordinatore nazionale Corecom, Filippo Lucci, citando il caso de Il centro che ha portato ”a 70 pagine la cronaca locale”. Ma se «senza alcune tv locali mancherebbero interi presidi informativi, ad esempio al Sud», come avverte il presidente Confindustria Radio Tv Francesco Siddi, «con l’arrivo della rete 5G e la ripartizione delle frequenze – denuncia il segretario di Aeranti, Fabrizio Berrini – le tv locali saranno massacrate».
© Tutti i diritti riservati